L'ITALIA VISTA DAGLI STRANIERI..

lunedì 26 dicembre 2011

Giorgio Bocca . L'uomo che cambiò opinione sugli ebrei


Se ne va uno dei grandi giornalisti italiani , ma dietro di se lascia anche una scia di polemiche e di misteri sulle sue dichiarazioni discutibili e  delle frasi sugli ebrei e i napoletani.

Ecco cosa scriveva Giorgio Bocca contro gli ebrei nel 1942.

Giorgio Bocca (La Provincia Granda, 4 agosto 1942):

“Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?”.

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Nel 2008 fece alcune dichiarazioni sulla città di Napoli dove definiva la città di Napoli una città decomposta da 1000 anni,

GIORGIO BOCCA L'UOMO CHE CAMBIAVA IDEA A SECONDA LA CONVENIENZA?

video dichiarazioni sulla città di Napoli


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mercoledì 21 dicembre 2011

Stanno uccidendo i greci.


In Grecia ci sono già bambini che hanno fame, e malati che non hanno medicine. A pochi mesi dall'inizio della crisi, a pochi chilometri dalle nostre coste.


Quando ho letto questa notizia pensavo fosse l'esagerazione di qualche blog catastrofista, tanto mi sembrava incredibile.
Invece è l'ANSA. Vi riporto qualche estratto:
Parlando con il sito online Newsit.gr, la donna ha affermato che nelle ultime settimane "sono stati registrati circa 200 casi di neonati denutriti perche' i loro genitori non sono in grado di alimentarli come si deve", mentre gli insegnanti delle scuole intorno all'istituto da lei diretto fanno la fila per prendere un piatto di cibo per i loro alunni che non hanno da mangiare. Il ministero della Pubblica Istruzione, che in un primo momento aveva definito la denuncia come "propaganda", si e' visto costretto a riconoscere la gravita' del problema.
Come hanno detto alcuni insegnanti al quotidiano To Vima, il problema di denutrizione esiste e viene individuato piu' facilmente nelle scuole a pieno tempo: "Molti ragazzi vengono in classe senza il pranzo e dicono di averlo dimenticato a casa perche' si vergognano di dire la verita'". E non mancano nemmeno i casi di pazienti che, dopo essere guariti, non vogliono lasciare l'ospedale perche' non hanno dove andare a dormire.
Stanno uccidendo i greci, e non solo con la fame. L'Unità, qualche settimana fa:
I ricoveri nelle strutture private sono crollati del 30% tra il 2009 e il 2010, mente quelli negli ospedali pubblici sono aumentati del 24%. Contemporaneamente, gli ospedali pubblici hanno subito tagli per il 40% del loro budget, molti lavoratori sono stati licenziati e quindi il personale è carente. Le code per una visita o per un ricovero sono diventate lunghissime, tanto da scoraggiare i pazienti e da alimentare il sistema delle bustarelle elargite a medici e infermieri.
Inoltre, cominciano a scarseggiare alcuni medicinali. Molte ditte farmaceutiche hanno infatti deciso di sospendere l'approvvigionamento di farmaci agli ospedali greci perché le fatture non venivano pagate da anni. Un esponente della Roche ha dichiarato sempre al Wall Street Journal che il gruppo svizzero ha interrotto la fornitura di alcuni farmaci anticancro, Novo Nordisk ha smesso di mandare insulina e Leo Pharma non spedisce più un farmaco anticoagulante e uno contro la psoriasi.
Questo blog si occupa di Grecia da tempo. Nel dicembre 2008, tre anni fa, sapevamo già che i greci sarebbero stati "i primi". E Pietro cominciò a seguire da vicino la Grecia nel gennaio 2010, due anni fa. Malgrado ciò, sono stupita dalla rapidità con cui la situazione si sta deteriorando. Non possiamo fare altro che assistere inorriditi alla tragedia che si consuma a poche ore di navigazione dalle nostre coste, con la sempre più ineluttabile consapevolezza che i prossimi saremo noi.

Fonte articolo

http://informazionesenzafiltro.blogspot.com/
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martedì 20 dicembre 2011

Cristiano Doni arrestato - IL VIDEO

Calcio scommesse Cristiano Doni arrestato nel cuore della Padania - IL VIDEO
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martedì 13 dicembre 2011

Strage di Firenze: Gianluca Casseri eroe razzista sul web

Firenze, dopo la paura della sparatoria di poche ore fa, in questo momento sta realizzando che, forse, l’artefice della strage potrebbe aver agito per un ideale razzista.

Dopo la strage fatta dal fiorentino , ora c’è sconcerto per cio’ che si legge sul web e soprattutto sui siti razzisti con a capo Stormfront.com dove si legge  : “Ha fatto bene, bisogna punire questi invasori e farli tornare nei loro paesi d’origine.

Gianluca Casseri era anche un giornalista , se non uno dei moderatori del forum razzista  Stormfront.com  , dove gli ebrei e gli immigrati vengono offesi da alcuni utenti ogni giorno.


Casseri non era un pazzo , ma era un uomo che odiava il diverso !!!






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Gianluca Casseri, lo scrittore, uccide 2 senagalesi e si toglie la vita

Giustiziere a Firenze: due senegalesi morti, altri 3 feriti, poi si uccide Il killer, Gianluca Casseri, era uno scrittore politicamente collocato all'estrema destra


(AGI) - Firenze, 13 dic. - Ore di follia omicida a Firenze, dove un uomo di 50 anni, Gianluca Casseri, ha ucciso due ambulanti senegalesi e ne ha feriti altri due in due distinte sparatorie e si e' toltola vita.

Casseri e' entrato in azione in tarda mattinaa, quando e' sceso dalla sua Polo grigia, si e' fatto strada tra i banchi del mercato di piazza Dalmazia e ha sparato contro tre africani. Due sono morti sul colpo e un terzo, ferito gravemente, e' stato portato all'ospedale Careggi.


Poco dopo Casseri ha sparato in un altro mercato, quello centralissimo di San Lorenzo, dove ha ferito un altro ambulante senegalese. A quel punto la caccia all'uomo era gia' scattata: localizzato dalle forze dell'ordine, Casseri ha realizzato di non avere via di scampo, ha rivolto l'arma contro di se' e ha premuto il grilletto. 


http://www.agi.it/in
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domenica 11 dicembre 2011

Scilipoti: Concia orgogliosa di essere lesbica? Anche i ladri lo sono

''Paola Concia e' orgogliosa di essere lesbica? Va bene, ma questo che significa? Anche una persona che si dichiara ladro si dice orgoglioso di esserlo proprio perche' si comporta in maniera diversa da tutti gli altri''. Sono le parole del deputato Domenico Scilipoti (Movimento di responsabilita') che intervistato durante il programma tv ''KlausCondicio'', in onda su You Tube ha aggiunto: ''Attenzione, uno puo' dire quello che vuole e fa bene, per carita', io non voglio contestarla o farle alcun tipo di rimprovero. Ho solo fatto riflessioni ad alta voce e ho il coraggio di dire cio' che penso. Se Paola Concia rivendica il suo lesbismo va bene, ma d'altra parte io rivendico cio' che penso con molta forza, e non ho nessuna difficolta' a sostenerlo e a gridarlo sempre piu' forte. La Concia fa una scelta personale ma sicuramente due donne che stanno insieme non possono essere paragonate ad una famiglia''.

Video

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sabato 10 dicembre 2011

Brucia il campo rom a Torino per la bugia di una ragazzina "falso stupro"

Lo stupro è falso, ma il branco brucia campo Rom




«Non ho subito stupro»
La ragazza di 16 anni che aveva denunciato di aver subito uno stupro ad opera di due giovani stranieri Torino, ha ammesso di non essere stata violentata e di averlo detto perchè era stato con un ragazzo. Lo si apprende dal Comando Provinciale dei Carabinieri del capoluogo piemontese e dal referto medico. Ma la folla in corteo di solidarietà, ha già la sentenza: il vicino campo Rom e  brucia le baracche dei nomadi. Fortunatamente nessun ferito.

Il racconto sul finto sturpo e i filmati
I carabinieri di Torino hanno visionato i filmati degli impianti di sorveglianza della zona e sentito come testimoni numerose persone per ricostruire quanto accaduto mercoledì pomeriggio, nel quartiere Vallette, dove una ragazza di 16 anni ha denunciato di aver subito uno stupro. Gli investigatori hanno vagliato il racconto della 16enne che ha riferito di essere stata aggredita da due ragazzi, che le sembravano stranieri, nel vicino parco, poi trascinata in un androne non lontano dallo stabile dove abita e qui violentata. I militari hanno ascoltando anche il fratello della ragazza, che l'avrebbe trovata in strada subito dopo e ha chiamato i carabinieri, ai quali ha riferito di aver visto scappare via due ragazzi.  Il tutto mentre è in corso una fiaccolata di solidarietà, che è degenera nel più bieco razzismo.

Spento l'incendio

Sono state spente dai Vigili del fuoco le fiamme appiccate in serata a baracche e roulotte di un campo nomadi alla periferia di Torino durante un corteo organizzato per protestare dopo la violenza sessuale denunciata da una sedicenne. Stando ad alcune testimonianze raccolte sul posto, alcuni dei manifestanti che hanno dato fuoco alle strutture del campo hanno tentato di ostacolare i vigili del fuoco che, con l'ausilio dei Carabinieri, sono poi riusciti a raggiungere l'incendio.

«Nessuno stupro»
La ragazza, interrogata dai carabinieri, avrebbe ammesso di non aver subito una violenza sessuale. Il referto ospedaliero del Sant' Anna conferma, però, che è avvenuto un rapporto sessuale. Secondo i militari, la ragazzina avrebbe detto di aver consumato il rapporto sessuale con un italiano, ma molti punti della vicenda sono da chiarire.

fonte : http://www.unita.it
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venerdì 9 dicembre 2011

Dominique Strauss-Khan- Video esultanza e ipotesi di complotto

Un Blackberry sparito nel nulla. Un ospite misterioso. Un dipendente del Sofitel che festeggia lo scoppio dello scandalo. Il Financial Times anticipa un'inchiesta della New York Review of Books che ricostruisce la vicenda costata al leader socialista francese la corsa all'Eliseo e la guida del Fmi. Ed elenca una serie impressionante di stranezze

Ma lo stupro sulla ragazza di colore c'è stato e Dominique Strauss-Khan lo ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la cameriera del Hotel.



leggi anche http://nuovi-italiani.blogspot.com/2011/05/strauss-kahn-sono-ebreo-e-per-questo.html
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Putin accusa la Clinton: Usa hanno fomentato le contestazioni

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Razzismo a Napoli: turista francese di colore picchiato e insultato

Altra giornata di “ordinaria” violenza a Napoli, questa volta niente spari e nessun morto, “solo” 3 giovani, di cui 2 minorenni (16, 17 e 23 anni), che hanno picchiato e insultato con frasi razziste un turista francese, colpevole solo di essere di colore.

Dei 3 giovani solo il 23enne è conosciuto alle forze dell’ordine, i due minorenni, finora erano incensurati; la loro furia xenofoba è scattata improvvisa nei confronti del turista francese di 24 anni, che stava semplicemente passeggiando con altri connazionali, che però non erano “di colore”; quando è successo il fatto si trovavano in via Mezzocannone, e lo hanno prima colpito alla testa con dei cocci di bottiglia, dopo che il ragazzo ha provato a scappare hanno infierito con calci e pugni, incuranti della gente che passava; si sono fermati solo all’arrivo dei carabinieri.
Sottoposti a perquisizione al maggiorenne sono state trovate 5 pasticche di ecstasy ed è stato portato al carcere di Poggioreale, mentre i minorenni al centro di prima accoglienza per i minori sul viale Colli Aminei.


fonte http://www.altopascio.info/
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martedì 6 dicembre 2011

Germania, gruppo nazista si finanziava con una versione razzista del Monopoli

Il gruppo nazista, "Clandestinità nazionalsocialista", per finanziarsi ha usato una versione razzista del Monopoli, il famoso gioco da tavolo, diventato Pogromly. Il via è rappresentato da una svastica, al posto delle stazioni ferroviarie ci sono i campi di concentramento ed in sostituzione delle case e degli alberghi ci sono bandiere di Israele in fiamme. Il gioco è venuto fuori durante una perquisizione delle forze dell'ordine.




Pubblicato il 6 Dic 2011 
fonte , http://www.nanopress.it
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giovedì 1 dicembre 2011

Gb shock: madre razzista riempie di insulti alcuni immigrati su un tram a Londra

Il video della giovane donna, che tiene in braccio il figlio e si scaglia contro gli stranieri presenti, è tra i più cliccati su Youtube
foto Da video 16:06 - L'ultima "star" di Youtube è una madre britannica di 34 anni. Si chiama Emma West e un suo video shock sta facendo il giro del mondo. La donna è stata ripresa con un telefonino mentre tiene in braccio il figlio e aggredisce verbalmente i passeggeri di un tram con violenti commenti razzisti sulla linea Croydon-Wimbledon, a sud di Londra. Visibilmente infastidita dai tanti lavoratori stranieri a bordo del tram, inizia ad insultare tutti ad alta voce: "Tornate nei vostri Paesi...nessuno di voi è inglese. ..tornate da dove siete venuti, state rovinando la mia Gran Bretagna". Ed è solo l'inizio del discorso confuso e pieno di volgarità pronunciato dalla giovane donna che, nello scioccante filmato, condisce il tutto con parolacce e insulti razzisti. In un primo momento nessuno sembra prestarle attenzione, poi qualcuno reagisce alle pesanti esternazioni razziste, in primis una donna di colore che dice: "Nessuno di voi inglesi vuole lavorare... se non fossimo venuti qui, voi non avreste gente per lavorare, noi dobbiamo fare il vostro lavoro". Per sedare gli animi è dovuta intervenire la polizia ferroviaria britannica che ha arrestato la donna e avviato un'indagine. L'accusa nei suoi confronti è di "reato contro l'ordine pubblico aggravato da discriminazione razziale". ECCO IL VIDEO SHOCK:



http://www.tgcom24.mediaset.it/
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domenica 27 novembre 2011

Un immigrato che muore nella casa del sindaco di 12mq


A Torino è morto bruciato un tunisino , abitava in una mansarda nel centro di Torino .
Il povero tunisino si pensa abbia  acceso una stufa elettrica in quanto la mansarda non poteva essere riscaldata a sufficienza. Quando arrivarono i vigili del fuoco trovano la mansarda tutta bruciata e il povero tunisino non ha potuto salvarsi.

La casa , di12 metri quadrati , è di un sindaco di Nichelino ,una cittadina in provincia di Torino.

Il tunisino era clandestino e difficilmente si potrà capire se la casa era abitabile o no .


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mercoledì 23 novembre 2011

Alluvione a Genova, tra i volontari molti immigrati

di Marco Foglietti

Forse per ringraziamento verso il Paese che li ha ospitati, forse perché la loro cultura li spinge ad aiutare il vicino nei momenti di difficoltà, più di quanto facciamo noi. O forse per un semplice ma nobile sentimento di solidarietà. Qualunque sia la ragione, una cosa è certa: tra i volontari impegnati in queste ore nella Genova alluvionata la presenza degli immigrati è sempre più considerevole.

Armati delle sole braccia e scavando a mani nude nel fango, si mischiano a Vigili del Fuoco e Protezione Civile in cerca di una mano da stringere e una vita da salvare, ricordando magari, che qualche mese fa quella mano era di un siciliano di una lontana e minuscola isola mediterranea.

In questi ultimi anni Genova ha dimostrato di essere un esempio di civiltà e di ospitalità, accogliendo e dando lavoro a numerosi immigrati, ben cinquantamila. Forte, soprattutto, la presenza di ecuadoriani, ma anche di albanesi e marocchini. Oggi sono però loro a restituire il favore. La migliore risposta all’ondata xenofoba che rischiava di travolgere – questa volta metaforicamente – Genova. Subito si erano levate, infatti, grida di indignazione dopo la notizia degli sciacallaggi da parte di una sparuta minoranza di immigrati, avvenuti nel marasma generale del dopo alluvione.

Oggi, in questo clima di angoscia per quelle vite spezzate e per l’incubo di nuove esondazioni, l’unica speranza è quel sentimento fraterno che sta impegnando senza tregua una città intera. Quel dipendere dalle vite altrui deve essere inteso come l’inizio di un nuovo status sociale, stavolta però, non fine a se stesso, non più a tempo determinato. Nella tristezza è confortante pensare che, per l’ennesima, volta la natura ci ha messo di fronte a un bivio: continuare così o voltare pagina senza più pause, senza dover aspettare un’altra tragedia che ci ricordi che siamo tutti sotto lo stesso cielo.

Forse per ora, per riconoscenza o per cultura, per ringraziamento o per solidarietà, chi lo ha capito sono loro, che con un semplice gesto hanno abbattuto le barriere mentali che separano il “noi” dal “loro”, dando esempio di cittadinanza mondiale, ma allo stesso tempo arricchendo in termini di cultura e di sensibilità una città, una nazione, che oggi sa che può contare anche su di loro.


fonte http://frontierenews.it/2011/11/alluvione-a-genova-tra-i-volontari-molti-immigrati/
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sabato 19 novembre 2011

Zamparini e gli ebrei : la battuta fa il giro del mondo

 Il presidente del Palermo paragona l'agente di Pastore agli "avvocati di estrazione ebraica che in America aspettano clienti fuori da tribunali e ospedali".


Ecco la frase di Zamparini
“In America ci sono avvocati, per la maggior parte di estrazione ebraica, che cercano clienti fuori da tribunali e ospedali promettendo consulenze gratuite, – aveva detto il patron rosanero – che poi si rivelano invece con percentuali di provvigioni altissime”.

La reazione del patron rosanero non si è fatta attendere. “Io sono un uomo libero, – ha dichiarato Zamparini appresa la notizia – se Palazzi dovesse convocarmi non mi presenterò. Che c’entra Palazzi se io parlo di lobby finanziarie e non di calcio? Ribadisco che non vedo perché devo rispondere a Palazzi e quindi se verrò chiamato non mi presenterò”.



 
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giovedì 17 novembre 2011

In Lombardia oltre 1 milione di immigrati


I residenti stranieri in Lombardia continuano a crescere e per la prima volta superano il milione. In aumento sia per nuovi ingressi che per le nascite.
E sul fronte lavorativo? Si conferma una diminuzione degli immigrati occupati e per la prima volta calano anche le rimesse.
”La crisi ha impoverito anche gli stranieri – ha spiegato Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, ma non li ha spinti a tornare in patria o a dissuadere i propri connazionali dal raggiungerli”. Secondo Davanzo gli ultimi dati dimostrano che l’Italia e’ ormai un paese strutturalmente multietnico, multiculturale e multi religioso e la Lombardia, in particolare, si trova all’avanguardia di questa trasformazione. “Prenderne atto significa allora – ha continuato – fare i conti con questa realta’.

fonte http://www.mondoliberonline.it/
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mercoledì 16 novembre 2011

Scilipoti : "Monti lobbista"

Monti e' solo l'espressione di quella lobby bancaria internazionale che ha distrutto migliaia di piccole imprese italiane, e che ha fatto privatizzare la Banca d'Italia togliendola allo Stato e ai cittadini." Lo ha detto oggi Domenico Scilipoti, intervenuto ad un incontro ad Ascoli Piceno per presentare il suo libro. "Mi hanno contestato e denigrato in tutti i modi con i media dal 14 dicembre scorso, perche' sono stato l' unico ad contrastare e avere il coraggio di denunciare, attraverso il Forum antiusura, l'operato delle banche che hanno tolto il sangue agli italiani, e non perche' sono andato con Berlusconi. Hanno fatto passare un altro messaggio, per non far capire alla gente quella che sta succedendo veramente, sia l'anno scorso che oggi". Scilipoti, fortemente contestato dai Giovani democratici e da esponenti dell'Italia dei Valori, ha anche sostenuto che "Francia e Germania stanno facendo pagare all'Italia i loro problemi,con l'aiuto di qualche parlamentare italiano"

Video intervista




 L'intervento di Scilipoti per 30 minuti




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Lista dei ministri governo Monti

Lista dei ministri governo Monti
16 novembre 2011






Presidente consiglio e economia ad interim: Mario Monti
Ministri senza portafoglio

Ministro Affari Europei: Enzo Moavero Milanesi

Ministro Turismo e Sport: Piero Gnudi

Ministro Coesione Territoriale: Fabrizio Barca

Ministro Rapporti con Parlamento: Piero Giarda

Ministro Cooperazione Internazionale: Andrea Riccardi


Ministri con portafoglio

Ministro Esteri: Giulio Terzi di Sant'Agata

Ministro Interni: Anna Maria Cancellieri

Ministro Giustizia: Paola Severino

Ministro Difesa: Giampaolo di Paola

Ministro Sviluppo Economico con delega Infrastrutture: Corrado Passera

Ministro Politiche Agricole: Mario Catania

Ministro Ambiente: Corrado Clini

Ministro Lavoro, Welfare con delega Pari Opportunità: Elsa Fornero

Ministro Salute: Renato Balduzzi

Ministro Istruzione: Francesco Profumo

Ministro Cultura: Lorenzo Ornaghi
Sottosegretario alla Presidenza: Antonio Catricalà

Guarda il video di Scilipoti : "Monti lobbista"



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IMMIGRATI: NAPOLITANO, RIFORMARE MODALITA' E TEMPI CITTADINANZA

15-11-11
IMMIGRATI: NAPOLITANO, RIFORMARE MODALITA' E TEMPI CITTADINANZA


(ASCA) - Roma, 15 nov - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita ''a riflettere su una possibile riforma delle modalita' e dei tempi dell'assegnazione della cittadinanza agli immigrati''. Napolitano interviene al Quirinale all'incontro con 'i nuovi cittadini italiani' e torna ad affrontare il problema della cittadinanza dei molti immigrati che ormai da anni risiedono nel nostro Paese.

Napolitano ricorda a questo proposito la convergenza tra le forze politiche che gia' si era registrata alla Camera sull'argomento nel gennaio dello scorso anno e sottolinea che ''anche gli italiani appaiono disponibili'' sulla necessita' di concedere la cittadinanza ai bambini figli di immigrati ma nati sul territorio italiano. Certo, aggiunge il presidente della Repubblica, questa spinta ad una legislazione migliore non deve far mai dimenticare che alla base deve esserci fra l'altro il riconoscimento dei valori istituzionali del nostro Paese, la conoscenza della lingua.

''All'interno dei vari processi di riforma della cittadinanza - rileva Napolitano - la principale questione che rimane aperta e' quella dei minori, dei ragazzi che non possono essere ancora pienamente cittadini italiani. Ma che lo sono nella loro vita quotidiana, nei sentimenti e nell'identita'''. D'altronde, sono ancora parole del Capo dello Stato ''se noi desideriamo che i figli e i pronipoti degli italiani all'estero mantengano un legame con l'Italia, noi non possiamo chiedere ai ragazzi di origine diversa di ignorare le loro origini''.

Il presidente della Repubblica sottolinea come la nostra sia diventata ''una comunita' nazionale in cui i figli di immigrati contano non solo come numeri ma anche per le capacita' che esprimono. Se noi non comprendiamo la portata del fenomeno migratorio significa non saper guardare alla realta' e al futuro''.


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domenica 13 novembre 2011

Alluvione: il saluto a Gioia dalla scuola Giovanni XXIII

 11/11/2011
Una settimana dopo la tragica alluvione di Genova, che ha causato la morte di sei persone, in via Fereggiano e in piazza Galileo Ferraris si torna a vivere a poco a poco. E la normalità inizia dalla scuola Giovanni XXIII, dove c'é la classe di Gioia Djala, la bambina di otto anni travolta e uccisa da un'onda di fango e detriti insieme alla mamma e alla sorellina di un anno.

Nella sua classe, la III B, c'è una sua foto e quei palloncini bianchi lasciati volare in cielo all'uscita. Tanti cartelloni rossi sui quali i suoi compagnetti hanno salutato quella bimba dagli occhi vispi, scuri e pieni di vivacità. "Ciao Gioia, non ti dimenticheremo mai...". Dal balcone, intanto, un lenzuolo ricorda Gioa: "Un saluto agli angeli in cielo".


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Alluvione Genova 2011, aperto conto corrente per aiutare Il padre di Gioia e Janissa

Alluvione Genova 2011, aperto conto corrente per aiutare Il padre di Gioia e Janissa

Flamur Djala ha perso tutto nell'alluvione di venerdì scorso. Ha perso prima di tutto gli affetti, la moglie Shpresa e le due figlie Janissa e Gioia, di uno e otto anni, e poi il magazzino con tutti gli attrezzi dell'impresa edile che aveva aperto con i due fratelli. Ma Flamur non vuole lasciare Genova, anzi vuole ricominciare la sua vita proprio dalla città che lo ha accolto e che aveva scelto per la sua famiglia. Per questo i suoi amici e parenti hanno fondato un'associazione, chiamandola con il nome della figlia più grande, Gioia, e aperto un conto corrente per raccogliere fondi per quel che resta della sua famiglia. Gli amici lanciano un appello: "Aiutate Flamur per permettergli di ricominciare a lavorare". Il conto corrente dove fare la donazione è: IT84U020080140100010756575.

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Alluvione, “Non c’è fango che tenga”: 20.000 magliette per il rilancio di Genova


Genova. “Non c’è fango che tenga”. E’ la nuova iniziativa solidale pensata da alcuni genovesi per aiutare chi è stato duramente colpito dall’alluvione del 4 novembre.
“Per chi si è tramutato in angelo del fango, per chi non ha potuto, per chi vuole ancora dare una mano a chi ora deve ricostruire e ricostruirsi – spiega Dacia Puppo, dalla pagina Facebook “20 mila magliette per il rilancio di Genova” – in diverse zone della città saranno organizzati punti di distribuzione magliette ‘non c’è fango che tenga – i genovesi’ per una raccolta fondi a favore delle attività lavorative (negozi e artigiani) di Marassi gravemente colpite dall’alluvione del 4 novembre”.
Oltre 20.000 magliette saranno distribuite a Marassi, zona Expò, zona centro, nei centri commerciali, nelle parrocchie, allo stadio. L’elenco completo sarà postato con gli aggiornamenti sulla bacheca dell’evento. Il contributo minimo previsto è di 10 euro. E’ possibile anche l’acquisto di gruppi di magliette per amici/iniziative/eventi.
La raccolta è organizzata da un gruppo di imprese e negozi genovesi, fortunatamente non toccati dalla calamità, e dalla parrocchia Santa Margherita di Marassi.
“Questa maglietta è un simbolo – conclude Puppo – una dimostrazione di vicinanza a chi ora deve ricostruire e rialzare la testa. Grazie a tutti, so che ci sarete come una settimana fa, come ieri e come oggi”.

http://www.genova24.it/
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Orrore, la Grecia in schiavitù: è stata venduta agli inglesi

La scoperta è di quelle agghiaccianti, e ci arrivo fra un attimo. Ma il senso di disperazione di chi scrive è che non so più a chi appellarmi. Questo colpo di Stato finanziario in Europa sta vomitando orrori su orrori man mano che gli si scava all’interno. Il mio lavoro è di scoprire e rendere pubblico ciò che scopro, ma per chi? Chi ha la determinazione di agire? Non voi, non i politici, non i sindacati, non la Chiesa. Chi allora? Chi? Ora la scoperta. I greci sono spacciati, non possiamo far più nulla. Dobbiamo lasciarli andare e vederli morire, come fossimo i pochi che sono riusciti a salire sull’ultima scialuppa rimasta e che devono rassegnarsi ad abbandonare gli altri naufraghi ai pescecani che li stanno già dilaniando.




La regina ElisabettaLo so, è orrendo allontanarsi mentre quelli urlano da non poter sopportare. Non abbiamo scelta. I criminali dall’Unione Europea, leggi i financialnazisti tedeschi e i financialVichy francesi, hanno firmato la condanna a morte dei greci nel summit europeo del 26 ottobre, dove all’insaputa della stampa e delle televisioni la seguente clausola è stata imposta di forza ad Atene: la giurisdizione legale sui titoli di Stato greci ancora in circolazione (cioè non ripagati) passa dalla sovranità greca a quella inglese. Traduco: la Grecia non è più padrona del proprio debito, che da ora è gestito legalmente dalla Corona britannica sotto leggi britanniche.

Conseguenze: primo, la Grecia può essere ora trascinata in tribunale dai suoi creditori senza poter esercitare uno straccio di difesa sovrana con le proprie leggi. Parlamento e giustizia greci valgono ormai meno di nulla. Secondo, la Grecia in questo modo non potrà più rinegoziare il proprio debito per salvare la nazione. Non lo potrà fare né in Euro, né in Dracme (cioè proporre ai creditori di accontentarsi di rimborsi inferiori in Euro o di rimborsi in Dracme). Infatti non è più legalmente proprietaria del suo debito, e verrebbe massacrata dai creditori che per farlo userebbero le leggi di un altro Paese (notoriamente e sfacciatamente pro-business).


Il premier inglese David CameronMa questo significa soprattutto che non può più abbandonare l’Eurozona, perché la condizione essenziale del default sovrano è di poter poi dire al mondo intero: «Rinegozio il mio debito alle mie condizioni e con la mia moneta». L’hanno chiusa dentro a chiave, hanno buttato la chiave, e lì deve morire. Fermi: parliamo di sofferenze vere, gente vera, oggi, e destini troncati. Crimini contro l’umanità.
La cosa che fa urlare di furia è anche che fra l’altro questa condanna a morte gli è stata imposta in cambio di un pacchetto di aiuti che sono proprio ciò che ne torturerà l’economia lentamente fino al decesso, perché sono le… famose misure di austerità che sono oggi piombate anche qui da noi. I greci sono perduti. Mi rimane solo una magrissima speranza: che il sadismo franco-tedesco, dopo aver macellato milioni di famiglie greche, irlandesi, portoghesi e italiane, inizi a divorare se stesso, collassando anche la scialuppa dove troneggiano Francia e Germania, che forse comincinano già ora a rendersene conto.

Merkel e SarkozyE rimaniamo noi. Cioè voi, perché io la mia parte la faccio. Lavoro gratis per queste battaglie, rischio il vilipendio del Capo dello Stato un giorno sì e uno no, rischio le querele che mi portano via la casa, rischio i manganelli quando vado a urlare a Prodi “delinquente” in pubblico, rischio un bossolo in una busta di carta nella buca delle lettere, certo, perché questi non scherzano, e poi  ho perso reddito, fama, e ciò che amavo fare nella vita, cioè le inchieste in giro per il mondo. Ma voi. Voi su quella scialuppa, ancora interi, adulti vaccinati, che messi di fronte alla fine dei vostri figli in un’Italia kosovizzata state lì inermi, laureati, diplomati, occupati, macchinati, Ipaddati, bravi a tirare scapaccioni ai vostri bambini, ma lì imbelli di fronte al Potere e solo capaci di scrivere a me “Dott. Barnard, ma cosa possiamo fare?”. Cosa potete fare? Siate uomini! Siate donne! E se non sapete difendervi per sopravvivere allora schiattate. Vergognatevi. Carne da pescecani. (e smettete di scrivermi).
(Paolo Barnard, “Carne da pescecani (voi)”, intervento pubblicato sul blog di Barnard il 12 novembre 2011).
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lunedì 7 novembre 2011

Maltempo Torino - Lungo il fiume Dora

Riprese fatte il 6 novembre 2011 dalle 16.00 alle 16.30 ca lungo la Dora da Via Cigna a Corso Belgio attraversando tutti i ponti. Alcuni a quell'ora li avevano già chiusi.
**** Oltre il 4° minuto si può assistere a tutta l'energia della Dora.. ****
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A Torino Murazzi allagati dalla piena

La Dora in piena a Torino

I Murazzi del Po, chiusi a pedoni e veicoli già da ieri, sono stati allagati dalla piena del Po. Dei numerosi locali presenti lungo le sponde, affiorano soltanto le cime dei tendoni. Nonostante gli appelli a tenersi lontani dai corsi d'acqua, sui ponti che attraversano il Po nel centro di Torino, in molti assistono, fotografano e riprendono
con i telefonini l'innalzamento delle acque del fiume. Domani scuole chiuse in tutti i comuni del torinese.

Il livello del fiume Po a Piacenza è salito a 5,4 metri per effetto delle precipitazioni intense che hanno fatto scattare l'allerta per l'allagamento delle aree golenali non difese da argini con conseguenti danni alle attivita' agricole. E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti alle 17,00 di oggi sulla situazione del fiume Po e dei suoi
affluenti, tenuti sotto controllo per il pericolo piena ed esondazioni.

Il livello del Lago Maggiore a Sesto Calende è aumentato di mezzo metro in ventiquattro ore a conferma della insolita violenza della pioggia caduta che ha creato situazioni di sofferenza in molti corsi d'acqua. Dal Bormida al Dora Baltea, dal Pellice al Tanaro e al Sesia la situazione delle campagne lungo tutti i fiumi principali è critica. Gli agricoltori della Coldiretti sono impegnati in un attento monitoraggio sul territorio per la verifica dei danni ed il sostegno alle aziende agricole in difficoltà.

Si registrano infatti numerosi casi di campi allagati e di aziende agricole isolate e c'è
preoccupazione anche per i capi di bestiame allevati nelle stalle a ridosso delle aree golenali.La pioggia continua a flagellare il Piemonte. E in particolare nel settore occidentale la protezione civile prevede una mattinata di intense precipitazioni, che dovrebbero attenuarsi nel pomeriggio.

A valle della confluenza con la Stura di Demonte i livelli sono in crescita verso la soglia di attenzione grazie al contributo degli affluenti minori. Incrementi più contenuti, al di sotto dei livelli di attenzione, nei settori alpini occidentali del Cuneese e nel Toce.

Esondazione del fiume Dora, evacuato ospedaleEvacuazione della sede Birago di Vische dell'ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Circa 70 i ricoverati interessati al trasferimento in altre sede sanitarie cittadine.
Un centinaio di persone sono state evacuate a Pianezza (Torino). Si tratta dei residenti di uno stabile nei pressi del fiume Dora, già interessato dalle esondazioni del 2000. Anche in questo caso, come per le altre effettuate sinora, si tratta di un'evacuazione a scopo precauzionale.

http://www.rainews24.rai.it/
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Il Fiume Po - a Torino Murazzi allagati dalla piena

Il Fiume Po - a Torino Murazzi allagati dalla piena
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Maltempo Torino, la Dora al ponte di via Bologna alle 19.15

Ecco come si presenta la Dora Riparia alle 19.15 al ponte di via Bologna. Allarme per possibile esondazione. Anche se nelle ultime ore il livello sembra stabile. L'ondata di piena potrebbe arrivare entro la mezzanotte. Video
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sabato 5 novembre 2011

Alluvione Genova. Muore mamma albanese con due figlie

 Il papà albanese  in pochi secondi ha visto morire davanti ai suoi occhi tutta la sua famiglia, trovandosi in braccio il cadavere di sua figlia.  

Tra le vittime dell'alluvione di Genova anche una madre albanese di 28 anni si chiamava  Shpresa Djala e le sue piccole figlie piccole, Janissa Djala di un anno e  Gioia Djala di 8 anni .
La giovane madre ha provato a salvare le piccole ma non è servito a nulla .
Condoglianze per questa grande tragedia naturale che sta colpendo la città di Genova , dove l'acqua e il  fango sta distruggendo tutto quello che trova davanti.
Il papà albanese  in pochi secondi ha visto morire davanti ai suoi occhi tutta la sua famiglia, trovandosi in braccio il cadavere di sua figlia.

Flamur, il papà che si è trovato la figlia morta in braccio
Si è ritrovato di colpo con una bimba in braccio. Morta. Era sua figlia. In questo modo un padre albanese di una quarantina d'anni, Flamur Djala, ha avuto la tragica conferma che l'intera sua famiglia era annegata nell'androne di un palazzo di via Fereggiano, a Genova: la moglie Shpresa Djala, 28 anni, e le figlie Janissa Djala, di 1 anno, e Gioia, di 8 anni. A raccontare il suo dramma è uno dei suoi migliori amici. Flamur Djala non riesce a parlare, continua a piangere in un angolo, assistito dai suoi due fratelli. "Per lui la famiglia era tutta la sua vita - ha detto Martino -. Era una famiglia meravigliosa, lei era una donna fantastica. Lui viveva per i suoi bambini. Una famiglia di una volta, tipica dell'Italia degli Anni Cinquanta".




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venerdì 30 settembre 2011

E’ partita la caccia alle terre dell’Africa



Tecnicamente si chiama "land grabbing", accaparramento incontrollato delle terre. Per i più critici è semplicemente la svendita del Continente nero sotto forma di "neo-colonialismo".
Terminologie a parte, lo sfruttamento delle risorse naturali dell'Africa è un fenomeno che dura nei secoli ma che negli ultimi anni è in costante crescita. 
I protagonisti sono i governi locali, non molto sensibili alle esigenze delle comunità rurali, i colossi internazionali ed i Governi stranieri di mezzo mondo. In cima al podio Cina, Corea del Sud, India ed i paesi ricchi del Golfo
 
Si calcola che dal 2001 ad oggi circa 227 milioni di ettari di terra (pari all'intera Europa nord-occidentale) siano stati venduti, affittati o permangono sotto negoziato.
 
In pericolo ci sono le comunità più povere che perdono case e mezzi senza ricevere un adeguato sistema di ricompense. E' quanto emerge da un recente rapporto di Oxfam Italia, dal titolo "La nuova corsa all'oro", elaborato insieme ad altre Ong riunite nella Land Matrix Partnership
 
Spiega la portavoce Elisa Bacciotti in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore"Non si tratta spesso di land grabbing, ma dietro le acquisizioni si cela spesso un fenomeno. La scarsa trasparenza e la segretezza che circonda le compravendite di terra rendono difficile calcolare i numeri"
 
Secondo i dati di Oxfam Italia, su 1.100 accordi relativi all'acquisizione di 67 milioni di ettari, il 50% è avvenuto in Africa (più del 70% a fini agricoli). Il trend è aumentato a partire dal 2008, con rincari vertiginosi delle commodities alimentari. 
 
Sempre Elisa Bacciotti spiega che questi fattori provocano "una crescente insicurezza alimentare di alcuni Stati, una domanda crescente per i bio-carburanti, uniti alla necessità di effettuare investimenti sicuri in una risorsa dal sicuro aumento di valore come la terra e al cambiamento climatico che riduce la quantità e la qualità di terreni coltivabili"
 
Ma quali sono le risorse che producono le potenze straniere? Per esempio il Qatar dispone di ingenti fondi derivanti dalla vendita di gas, ma sulla sua superificie possiede solo l'1% di terreni fertili. L'acquisto di 40 mila ettari in Kenya destinati ai cereali e di lande in Sudan per grano e riso, seguono un disegno preciso. 
 
L'Arabia Saudita, per conservare le sue scarse risorse idriche, ha scelto di affittare mezzo milione di ettari di terre in Tanzania. Durata del contratto: 99 anni
 
Il nuovo Sudan del Sud è stato subito preso di mira dal "land grabbing": tra il 2007 ed il 2010 società straniere, Governi e privati si sono impossessati di 2,6 milioni di ettari di terreno da destinare ad agricoltura, biofuel e legname. Un'area grande quanto il Rwanda, il 10% di un paese dove la malnutrizione raggiunge vette drammatiche. 
 
Anche l'Etiopia, coinvolta nella recente grave crisi alimentare del Corno d'Africa, sta utilizzando alcune delle sue terre più fertili per concessione ad investitori stranieri e per produrre cereali da esportazione. 
 
Il valore finanziario è fondamentale, come precisa Lorenzo Cotuladell'International Institute for environment and development:"Crescita demografica e cambiamenti nei consumi a livello globale tenderanno a far aumentare i prezzi delle agricultural commodities e quindi le aspettative di guadagno del settore agricolo". La Cina ne è consapevole. 
 
Nel 2008 ha comprato 107 mila ettari di terra in Zimbawe e ha trasferito 10.000 lavoratori in Mozambico per incrementare la produzione di riso.

http://www.agoravox.it/E-partita-la-caccia-alle-terre.html
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giovedì 29 settembre 2011

Bambina down assente nella foto-ricordo della scuola

A volte ci si chiede con stupore mista ad amarezza se è possibile che, nel 2011, a scuola, degli insegnanti - che sono poi, anche educatori - possano agire in modo da manifestare pregiudizi verso un bambino "diversamente abile"...
Possiamo augurarci che le motivazioni addotte dai docenti stessi in merito alla questione che ora esporremo, siano vere e che alla base non ci sia un comportamento sbagliato frutto di una convinzione ancora più sbagliata.
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi c'è un articolo su una bambina di Senise (Potenza), affetta da Sindrome di Down, che, a parere dei genitori, è stata vittima di una "scorrettezza" da parte degli insegnanti della scuola elementare da lei frequentata l'anno prima (la piccola frequenta attualmente la prima media).
In cosa consiste la scorrettezza?
 
Come sempre accade in ogni scuola, a fine ciclo di studi (ma anche a fine anno scolastico) ogni classe si fa scattare una foto-ricordo, che poi viene incorniciata e donata all'alunno e alle famiglie, in memoria della propria classe, dei compagni e dei maestri avuti per 5 anni.
 
Anche alla bimba è stata data una bella foto con i compagnetti... ma quale stupore ha colto i genitori quando casualmente hanno coperto, tempo dopo, che la loro figlioletta non compariva nelle foto-ricordo in possesso degli altri scolari della stessa classe; insomma, le foto erano diverse!
 
Ovviamente, la cosa è stata fatta presente agli ex-insegnanti della bambina, i quali si sono giustificati in questo modo: "nella foto data alla bimba non tutti i bambini son venuti bene, quindi si è pensato di rifarne un'altra; ma il giorno in cui è stata scattata la seconda foto, l'alunna non era presente a scuola, di conseguenza non compare in foto; ci dispiace se abbiamo agito con superficialità, ma non c'è stata malafede". Questa, in poche parole, la posizione dei docenti.
 
Qualcuno potrà crederci e pensare che davvero si sia trattato di una svista; qualcun altro scuoterà il capo con disapprovazione, pensando che ci troviamo ancora una volta davanti all'ennesimo caso di un'integrazione "mutilata" dei diversamente abili.
 
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sabato 10 settembre 2011

QUALI ERANO GLI EFFETTIVI RAPPORTI TRA FASCISMO E ISLAM?


Forse non tutti sanno che la prima richiesta di edificazione della M oschea di Roma pervenne a Mussolini dallo Scià di Persia di allora.
Si ama ripetere la risposta di Mussolini per cui sarebbe bastata l’autorizzazione a costruire una chiesa alla Mecca e il permesso sarebbe stato tosto accordato, ma una celebre foto di Mussolini che lo ritrae mentre brandisce la spada dell’Islam getta molta acqua su questa leggenda.
Sembra invece che il personaggio non si fosse punto opposto all’edificazione di una moschea a Roma e che solo il deciso intervento di Pio XII, rimasto ‘costernato’ alla notizia, avesse fatto naufragare simili velleità”.
L’informazione, desunta da un articolo del Turkish Daily Newsdel 25 ottobre 2000, concorda in sostanza con quanto ebbe a dire nel 1978 un funzionario del Centro Islamico Culturale d’Italia, il principe afghano Hassan Amanullahi: il Duce gli avrebbe dichiarato che l’idea di erigere una moschea a Roma lo trovava entusiasta, ma la presenza del potere clericale rappresentava un ostacolo insormontabile.
(Il principe Amanullahi contrapponeva la posizione filoislamica di Mussolini a quella di Almirante, che a quell’epoca si era dichiarato contrario all’edificazione della Moschea di Monte Antenne, perché riteneva che sarebbe diventata un covo di “estremisti palestinesi”).
Secondo Franco Cardini, prefatore di uno studio di Enrico Galoppini sui rapporti del Fascismo con l’Islam, l’interesse di Mussolini per l’Islam potrebbe avere “le sue più lontane ed autentiche radici nelle celebri pagine di elogio dell’Islam vergate da Nietzsche”.
L’ipotesi di Cardini ci richiama alla memoria una lettera dello stesso Mussolini in cui è attestato il simultaneo interesse dello scrivente per Nietzsche e per l’Islam.
Nell’aprile del 1913 infatti il direttore dell’Avanti! rispondeva a un invito della scrittrice anarchica Leda Rafanelli dicendole che tra breve le avrebbe fatto visita e che insieme avrebbero letto “Nietzsche e il Corano”
Leda Rafanelli (Pistoia 1880 – Genova 1971), come ricorda anche Renzo De Felice, era “una scrittrice libertaria seguace della religione musulmana”, la quale si era convertita all’Islam durante una permanenza in Egitto, più o meno nello stesso periodo in cui operava al Cairo un altro ex anarchico entrato a sua volta in Islam: quell’Enrico Insabato che diventerà consulente del governo fascista per le questioni islamiche.
Fu dunque la Rafanelli, a quanto risulta dalle lettere di Mussolini pubblicate da quest’ultima dopo la guerra, la prima fonte informata e attendibile da cui Mussolini attinse le sue conoscenze in fatto di Islam.
Un’altra donna, ben più autorevole della Rafanelli, vent’anni più tardi parlerà anch’essa dell’Islam con Mussolini.
Sarà la “Sceriffa di Massaua”, Haleuia el-Morgani, discendente dell’Imam Alì e maestra (shaykha) di una confraternita iniziatica dell’Islam, la Tarîqa katmiyya.
Dopo essere stata ricevuta dal Duce assieme ad altri dignitari musulmani, la “Sceriffa di Massaua”, autorità islamica di primo piano dell’Africa Orientale, dichiarerà pubblicamente: “Da quando Allah ha voluto che il Duce assumesse la protezione e la difesa dell’Islam, anche la Tarîqa ha assunto importanza maggiore nel quadro della vita religiosa dell’Impero. Nessuno è stato con la mia religione e con me così nobilmente largo di ogni aiuto quanto il Duce.
Egli si è detto lieto e fortunato di conoscere in me la Sharîfa discendente del Profeta Muhammad, che Allah lo benedica e lo conservi.
Il Duce è nel cuore dei Musulmani di tutto il mondo perché è giusto, coraggioso, deciso e perché difende la loro fede”.
Fin dagli esordi della sua politica estera, il governo fascista aveva manifestato l’intento di stabilire o di sviluppare le relazioni dell’Italia con i paesi musulmani, e non solo con quelli dell’area mediterranea e dell’Africa orientale.
Già nell’ottobre del 1923 il Duce volle inviare in Afghanistan una missione politico-scientifica guidata da Gastone Tanzi e Luigi Piperno, la quale avrebbe dovuto studiare un piano di assistenza e, al contempo, cercare di attrarre nell’orbita fascista l’emiro riformatore Amânullâh, restio a rivolgersi agli ingombranti vicini britannici e sovietici.
Tuttavia, fino al 1930 il governo fascista non fu in grado di svolgere una “politica islamica” pienamente autonoma, per la semplice ragione che la politica estera di Roma nei confronti dei paesi musulmani dipendeva dall’andamento dei rapporti dell’Italia con la Gran Bretagna.
Inoltre la “riconquista” della Libia, in corso in quegli anni, rendeva difficile un approccio politico dell’Italia nei confronti del mondo musulmano.
Infine, l’influenza degli ambienti conservatori soffocava quelle tendenze ad una politica estera rivoluzionaria che erano vive presso gli elementi fascisti più dinamici.
Fu tra il 1930 e il 1936 che la politica islamica dell’Italia assunse un profilo più autonomo e un carattere più attivo. Nel 1930 fu inaugurata a Bari la Fiera del Levante.
Nel 1933 e nel 1934 furono organizzati a Roma, sotto il patrocinio dei GUF, due convegni degli studenti asiatici.
Nel maggio del 1934 Radio Bari cominciò a trasmettere in lingua araba.
Il 18 marzo del 1934 Mussolini aveva detto: “Gli obiettivi storici dell’Italia hanno due nomi: Asia ed Africa. Sud ed Oriente sono i punti cardine che devono suscitare la volontà e l’interesse degli Italiani (…)
Questi nostri obiettivi hanno la loro giustificazione nella geografia e nella storia.
Di tutte le grandi potenze occidentali d’Europa, la più vicina all’Africa e all’Asia è l’Italia.
Nessuno fraintenda la portata di questo compito secolare che io assegno a questa e alle generazioni italiane di domani.
Non si tratta di conquiste territoriali, e questo sia inteso da tutti, vicini e lontani, ma di un’espansione naturale, che deve condurre alla collaborazione fra l’Italia e le nazioni dell’Oriente mediato e immediato (…) L’Italia può far questo.
Il suo posto nel Mediterraneo, mare che sta riprendendo la sua funzione storica di collegamento fra l’Oriente e l’Occidente, le dà questo diritto e le impone questo dovere.
Non intendiamo rivendicare monopoli o privilegi, ma chiediamo e vogliamo ottenere che gli arrivati, i soddisfatti, i conservatori, non si industrino a bloccare da ogni parte l’espansione spirituale, politica, economica dell’Italia fascista”.
Nel contesto di questa nuova politica estera si inserisce la creazione, nel giugno 1935 al Cairo, dell’Agenzia d’Egitto e d’Oriente, la quale, oltre ad avere le ordinarie funzioni di un’agenzia di stampa, svolgeva attività di penetrazione nel mondo dell’informazione araba, sovvenzionando giornali e giornalisti.
Anche la nascita dell’Istituto per l’Oriente si inserisce nel dibattito che attraversò quei settori dell’intellettualità nazionale interessata alle questioni orientali o più precisamente coloniali.
La fase successiva della politica islamica del Fascismo si apre nel 1937, l’anno in cui Mussolini in Libia entra nelle moschee, rende omaggio alla tomba del mugiàhid Sidi Rafa, impugna la Spada dell’Islam, riceve gli elogi delle autorità islamiche e nel discorso di Piazza del Castello proclama da parte sua:
“L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane della Libia e dell’Etiopia la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta e vuole inoltre dimostrare la sua simpatia all’Islam ed ai Musulmani del mondo intero”.
Tuttavia ancora in questa fase, stando a De Felice, “negli intenti di Mussolini e di Ciano la carta araba” continuava ad essere considerata “moneta di scambio nel caso che si fosse aperto un varco per un’effettiva trattativa per un accordo generale mediterraneo tra Roma e Londra; tanto è vero che, sull’onda delle speranze suscitate dalla conclusione degli ‘accordi di Pasqua’, Roma bloccò immediatamente gli aiuti ai movimenti antibritannici mediorientali e moderò il tono delle trasmissioni di radio Bari”.
Dopo l’entrata in guerra, la politica islamica dell’Italia assumerà nella strategia mussoliniana “un valore permanente e non meramente strumentale”, caratterizzandosi e localizzandosi essenzialmente in relazione al Medio Oriente, poiché nel Nord Africa la condotta italiana sarà sempre, nonostante le migliori intenzioni del Fascismo, quella che Hitler ha deprecato nel suo testamento politico nei termini seguenti: “L’alleato italiano (…) ci ha impedito di condurre una politica rivoluzionaria nell’Africa del Nord (…) perché i nostri amici islamici d’un tratto hanno visto in noi i complici, volontari o involontari, dei loro oppressori”.
E’ dunque nel corso degli anni trenta che il rapporto tra il Fascismo e l’Islam si consolida notevolmente.
La pubblicistica fascista di quegli anni ci mostra infatti tutta una serie di prese di posizione che vanno dal filoislamismo pragmatico e determinato da ragioni geopolitiche fino all’affermazione di una affinità dottrinale tra Fascismo e Islam.
A tale proposito, accanto ad alcuni fatti isolati ma significativi, quali la comparsa di un libro in cui Gustavo Pesenti (ex comandante del contingente italiano in Palestina) assegna all’Italia una funzione mediterranea di “potenza islamica, vanno segnalati soprattutto i numerosi e continui interventi della Vita Italiana (diretta da Giovanni Preziosi) a favore di una stretta solidarietà tra Fascismo e Islam.
Sulla rivista di Preziosi, Giovanni Tucci rilancia la formula di Essad Bey, secondo cui “il Fascismo può, in un certo senso, essere chiamato l’Islam del secolo ventesimo, e aggiunge: “l’offerta della Spada dell’Islam al Duce è il documento più probatorio che l’Islam vede nel Fascismo un qualcosa d’assomigliante, un certo punto conclusivo con le proprie vedute. (…) Il Fascismo ha orientato la propria politica verso un indirizzo di sana e vigile consapevolezza, rispettando e tutelando credenze, tradizioni, usi, costumi. (…) Saggia politica che a poco a poco ha conquistato la simpatia e l’attenzione di tutto il mondo islamico (…)
L’Islam s’indirizza verso la luce di Roma convinto come è della potenza e della saggezza della nuova Italia fascista per un desiderio dell’anima, riconoscente della grande comprensione che è il rispetto delle leggi del Profeta, della tradizione degli avi”.
Con Fascismo e Islamismo, pubblicato a Tripoli di Libia nel 1938, Gino Cerbella ripropone la stessa tesi.
E nel settembre del 1938, nel messaggio da lui rivolto all’ “Internazionale fascista” di Erfurt, il presidente dei CAUR Eugenio Coselschi si richiamava tra l’altro alla “saggezza del Corano” in opposizione alle “nefaste dottrine che propongono l’assoggettamento di tutte le nazioni e di tutte le razze alla tirannia di un’unica razza sottomessa alle prescrizioni del Talmud”.
Si fanno insomma sempre più frequenti, nel corso degli anni trenta, i richiami ad una “costruttiva collaborazione fra due inestimabili forze spirituali quali il Fascismo e l’Islamismo” .
Tra quanti, sul versante italiano, operarono concretamente ai fini di tale collaborazione, ricordiamo qui soprattutto due personaggi: Enrico Insabato e Carlo Arturo Enderle.
Il primo era stato direttore della rivista italo-araba Il Convito – An-Nâdî, uscita al Cairo dal 1904 al 1907, sulla quale erano apparsi scritti ispirati dallo shaykh Abd er-Rahmân Illaysh al-Kabîr (16), l’iniziatore di René Guénon al Sufismo.
Fedele alla sua vocazione di mediatore tra l’Italia e il mondo musulmano, il dr. Enrico Insabato proseguirà anche negli anni della guerra mondiale il tentativo di allacciare il Fascismo all’Islam.
Nell’aprile del 1940, un suo articolo sul n. 1 della rivista Albania si conclude con queste parole: “L’Islam albanese (…) va pertanto considerato nel suo giusto valore, oggi che l’Italia (…) ha saputo, col fascino della titanica figura di Benito Mussolini, inspirare in tutti i seguaci del Profeta Illetterato fiducia, speranza ed aspettazione”.
Una sua opera, pubblicata a Roma l’anno seguente, reca questo titolo significativo: “L’Islam vivente nel nuovo ordine mondiale”.
Il prof. Carlo Arturo Enderle (Alì Ibn Giafar) era nato a Roma nel 1892 da genitori romeni e musulmani. Libero docente in psichiatria alla Regia Università di Roma, consulente neurologo dell’ONB, ex ufficiale medico, “fu uno dei più efficienti contatti segreti italiani che operarono con gli esponenti del nazionalismo arabo e del mondo islamico”.
I rapporti del governo fascista con i nazionalisti siro-palestinesi Shekib Arslan e Ihsân al-Giabri, col segretario generale del Congresso panislamico Sayyid Ziyâ ed-Dîn Tabatabai e col Mufti di Gerusalemme Hâj Amîn al-Hussaynî erano stati curati inizialmente dal prof. Enderle e da un suo stretto collaboratore, il musulmano indiano Iqbal Shedai.
Le prese di posizioni filoislamiche degli intellettuali fascisti furono ampiamente ricambiate da parte musulmana.
Il maggior poeta dell’India musulmana e padre spirituale del Pakistan, Muhammad Iqbal (1877-1938), che nel 1932, prima di presiedere il Congresso Musulmano di Gerusalemme, era stato ricevuto dal Duce e aveva tenuto un discorso all’Accademia d’Italia, vede nel Fascismo una forza in lotta contro gli stessi nemici dell’Islam e dedica una poesia a Benito Mussolini, che “ha messo a nudo senza pietà i segreti della politica europea”.
Parlando della rigenerazione dell’Italia all’insegna del Fascio littorio, nel 1935 Iqbal dice:
“La nazione erede di Roma, vecchia di antiche forme, si è rinnovata ed è rinata, giovane.
Nello spirito dell’Islam vibra oggi la medesima ansia”.
Nel 1938 canta la definitiva sconfitta del materialismo classista “entro le mura antiche della grande Roma” e celebra la ricomparsa dell’Impero: “Alla stirpe di Cesare è riapparso il sogno imperiale di Cesare”.
Ma la più autorevole presa di posizione a favore di un’azione solidale dell’Islam e del Fascismo fu quella costantemente espressa dal Gran Muftì di Gerusalemme, Hâj Amîn al-Hussaynî.
La celebre fotografia che lo ritrae in visita al “Covo” di Via Paolo da Cannobio, il 17 aprile 1942, è emblematica di un’attività culminata con la proclamazione del gihàd e con la costituzione di divisioni militari musulmane che combatterono a fianco dell’Italia e della Germania.
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sabato 3 settembre 2011

Gaetano Saya dichiara guerra agli ebrei italiani.


Un grave episodio è accaduto durante una puntata de La Zanzara su Radio 24 , un programma condotto Giuseppe Cruciani ; ospite della puntata era Capo degli Ultranazionalisti Italiani , Gaetano Saya , quest'ultmo ha inslultato la spalla del programma , l'altro coocondutore David Parenzo con frasi ofensive e di cattivo gusto.

Durante la puntata è intervenuto anche il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici e questo ha fatto innervosire ancora di più il siciliano Saya infatti sono bastate solo poche parole del romano per far scattare la furia del capo degli Ultranazionalisti Italiani , infatti Gaetano Saya ha detto a Riccardo Pacifici " Vattene a Gerusalemme a comandare , io sono a casa mia"

Una cosa gravissima per i diritti umani e se l'Italia assieme a Saya vuole esportare la sua democrazia nel mondo , forse deve imparare a rispettare le minoranze linguistiche e religiose ,
ma la cosa più grave è che Gaetano Saya forse non sa che Pacifici è un cittadino italiano , ma di religione ebraica.

L'Italia sta diventando come alcune dittature islamiche degli anni 50 dove era pericoloso dicchiarare un'altra religione diversa da quella islamica.

Riccardo Saya ha anche creato un sito dove inizialmente presenta come amici gli israeliani ma poi usa la stessa tecnica di Benito Mussolini dove inizialmente aveva molti ebrei in parlamento e in seguito li fece uccidere e farli emigrare dall'Italia perchè accusati di manipolare l'economia italiana e la stampa.
Secondo lui la colpa è del giornale La Repubblica che vuole far cadere il governo Berlusconi.

Ogni volta che l'economia italiana va male , si cerca di dare la colpa agli immigrati o agli ebrei.

Il video è visibile qui su youtube (si avvisa che il video contiene delle parolacce)

http://www.youtube.com/watch?v=JDHdpJG0gc4


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mercoledì 24 agosto 2011

4 GIORNALISTI ITALIANI SEQUESTRATI IN LIBIA


QUATTRO GIORNALISTI ITALIANI SEQUESTRATI IN LIBIA. SONO UN INVIATO DELLA STAMPA, DUE DEL CORRIERE DELLA SERA E UNO DI AVVENIRE
Si tratta di Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del "Corriere della Sera", Domenico Quirico de "La Stampa" e un altro collega inviato di "Avvenire", come ha detto Bruno Tucci, il presidente della'Ordine dei giornalisti del Lazio.
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Domenico Scilipoti ha origini albanesi (è un arbëreshë) ?


Domenico Scilipoti è quel politico che nel 2010 passo dall' IDV al centro destra di Berlusconi , perchè secondo lui il partito guidato da Di Pietro stava diventando troppo comunista e troppo anti- italiano , perciò è uscito dal partito dando il voto a Silvio Berlusconi salvando in extremis la caduta del governo.

In ogni momento Scilipoti dice di essere nazionalista però senza rivelare le sue origini albanesi.

Si , Domenico Scilipoti è un arbereshe e dice di essere tanto nazionalista o forse dell'italiaItalia non gliene frega nulla ?


Nel Sud Italia ci sono gli italo albanesi chiamati Arbereshe, parlano la lingua albanese e conservato la loro cultura e il loro folk .

La cosa che da più fastidio è che Scilipoti dice di aver dato il voto a Berlusconi per salvare l'Italia.
Scilipoti nel 2010 assieme a Cambursano presentò un interrogazione parlamentare per la lingua arbereshe. (Mercoledì 3 febbraio 2010, seduta n.277 )


qui sotto vi riporto l'articolo dal sito della camera.

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Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05982
presentata da
RENATO CAMBURSANO
mercoledì 3 febbraio 2010, seduta n.277

CAMBURSANO e SCILIPOTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con le regioni.
- Per sapere - premesso che:

da secoli sul territorio nazionale italiano esistono le minoranze linguistiche storiche citate all'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482;

gli idiomi parlati da tali minoranze linguistiche non sono riconducibili alla lingua italiana o ai dialetti italoromanzi perché essi, come nel caso degli arbëreshë (italo-albanesi: da qui in poi dicasi solo arbëreshë), i Valser, i Grecanici, hanno antiche origini riconducibili all'esterno del territorio nazionale italiano;

gli idiomi parlati dalle minoranze storiche citate all'articolo 2 della n. 482 del 1999) sono di forma arcaica, quindi diverse dal codice linguistico attuale in uso nei territori d'origine: l'arbëreshë, per esempio, che non si è evoluto con l'insieme delle altre forme linguistiche regionali extranazionali a lui collegate;
la lingua arbëreshë, che erroneamente, e creando confusioni, nella legge n. 482 del 1999 viene citata come «albanese», differisce dall'albanese d'Albania nelle preposizioni, nei gruppi consonantici, nelle desinenze, nella forma piena dei verbi, nel tempo dei verbi, nella fonetica, e in altro. Va dunque precisato che, l'erronea dicitura «albanese» crea confusioni nell'individuazione della lingua oggetto di tutela;

gli idiomi citati alla n. 482 del 1999, per la loro arcaicità, nelle odierne lingue nazionali extranazionali non possono trovare la loro presupposta lingua madre, ma in loro, trovare affinità come varianti linguistiche regionali extranazionali;

facendo il caso dell'arbëreshë, esso non può trovare la sua ipotetica lingua madre nell'albanese d'Albania ma, insieme ad esso, può essere iscritto in una famiglia linguistica più ampia comprendenti altre varianti linguistiche regionali extranazionali: queste lingue, l'arbëreshë, l'albanese d'Albania ed altre forme della stessa lingua parlate in Kosovo, Grecia e Macedonia, possono trovare il loro sostrato più antico, e quindi la loro ipotetica lingua madre, nello scomparso illiro o tracio-illiro: così come insegnato da due insigni linguisti, Ferdinand de Saussure in «Corso di linguistica generate» e da Merritt Ruhlen in «L'origine delle lingue», le lingue possono trovare il loro precursore in un sostrato più antico a loro e mai in qualcosa a loro posteriore. Ora, l'albanese arcaico parlato in Italia, per la sua antichità, non può trovare nel recente ed artificiale albanese standard d'Albania codificato solo nel 1953 la sua lingua madre, ma solo essere messo in relazione ad esso come ad un'altra variante linguistica regionale;

i parlanti gli idiomi riferiti alle minoranze linguistiche citate alla legge n. 482 del 1999 per gli sconvolgimenti geopolitici avvenuti negli ultimi secoli, non possono più riferirsi ad un odierno territorio d'origine che possa essere definito come loro madrepatria: è il caso degli arbëreshë (italo-albanesi da secoli stanziati in Italia), che in maggior parte sono provenienti dai territori originari della Ciameria, della Morea, dell'Epiro e del Peloponneso. Questi nominati territori sono attualmente parte integrante della Grecia, ergo, gli italo-albanesi non possono riconoscersi nella limitata regione dell'attuale Albania come nella loro madrepatria;

la Carta costituzionale, nei suoi principi fondamentali, all'articolo 3 recita: «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua» e all'articolo 6 si legge che: «la repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche»;

la legge 15 dicembre 1999, n. 482 «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» all'articolo 2 recita: «In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princìpi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano ed il sardo»;

all'articolo 4 comma 1 recita: «Nelle scuole materne dei comuni di cui all'articolo 3, l'educazione linguistica prevede, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua di minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado è previsto l'uso anche della lingua della minoranza come strumento di insegnamento»;

al comma 2 recita: «...al fine di assicurare l'apprendimento della lingua di minoranza,...»; al comma 5 recita: «Al momento della prescrizione i genitori comunicano all'istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri figli dell'insegnamento della lingua di minoranza»;

la legge 15 dicembre 1999, n. 482 «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», all'articolo 2 recita: «...la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi...» e che questo ingenera confusioni su quale lingua e cultura la Repubblica intenda tutelare, se dunque intenda tutelare la lingua di minoranza nelle sue forme e la cultura riferita alte popolazioni che da secoli hanno contribuito alla formazione dell'attuale contesto italiano e quindi popolazioni storiche stanziate sul territorio nazionale italiano, oppure, se la tutela delle lingue di minoranza vada riferita alle lingue straniere in uso nelle attuati nazioni d'Albania, di Croazia, di Grecia e altro;

la stessa legge agli articoli 7, comma 2 e 3, all'articolo 8, comma 1, all'articolo 9, commi 1 e 3, e agli articoli seguenti, sempre in modo generico parla di «...lingua ammessa a tutela...» senza ulteriormente specificare se la lingua sia riferita al codice linguistico parlato dalle popolazioni di minoranza linguistica di riferimento, oppure, se la tutela sia riferita alle lingue nazionali di paesi esteri come l'Albania, la Croazia, la Grecia;

come evidenziato sopra, il generico nome usato nell'articolo 2 della citata legge n. 482 del 1999 «...albanese, croato, greco, ...» per la lingua posta a tutela, senza ulteriori specificazioni, genera confusione sulla corretta interpretazione da attribuire ad essa e che l'errata interpretazione, che ad una superficiale analisi, potrà sembrare pura disquisizione linguistica, se non urgentemente corretta, - oltre all'evidente guasto apportato ad un patrimonio linguistico da tutelare -, si presta, e potrà prestarsi ad un indebito uso dei fondi destinati alla tutela delle minoranze linguistiche storiche d'Italia -:

se non ritengano utile ed opportuno promuovere una disposizione di interpretazione autentica della legge n. 482 del 15 dicembre 1999, in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche d'Italia;

se risulti che i fondi destinati dalla legge n. 482 del 1999 siano stati usati erroneamente per la promozione di lingue straniere e non dunque per la promozione delle lingue di minoranza nella varie espressioni in uso nelle minoranze linguistiche storiche d'Italia. (4-05982)


l'articolo lo trovate qui

http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=21530&stile=6&highLight=1

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fonte http://serbia-italia.blogspot.com/2011/08/domenico-scilipoti-ha-origini-albanesi.html

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sabato 20 agosto 2011

La strade di Bologna e Ustica . Le verità di Carlos


La strage di Bologna, compiuta sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, è uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Italia nel secondo dopoguerra.

un articolo interessante

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dal sito http://www.agoravox.it/Bologna-e-Ustica-Le-verita-di.html

Bologna e Ustica. Le verità di Carlos





Il piano originale delle br era rapire Moro, Agnelli e un giudice della corte costituzionale. E su Bologna: non è una strage fascista. Parola di Ilich Ramírez Sánchez alias Carlos lo Sciacallo

Trent’anni fa, il 2 agosto 1980 una bomba esplose all’interno della sala d’aspetto della stazione di Bologna, provocando 85 morti e 200 feriti. Fu l’attacco più grave subito dall’Italia in periodo di pace. Recentemente, a seguito di certe informazioni contenute nel dossier Mitrokhin e di dichiarazioni dell’Ex-Presidente della Repubblica Cossiga, si è fatta avanti una nuova ipotesi sulla matrice della strage. Si è parlato di una responsabilità del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione nella quale lei ha militato diversi anni e per la quale ha compiuto numerose azioni, nonché di un coinvolgimento della sua organizzazione, SEPARAT, attraverso il militante tedesco Thomas Kram, che si trovava a Bologna proprio quella mattina.
E’ ridicolo, persino il nome affibbiato al nostro gruppo è assolutamente assurdo. Le dico quello che so, nel 1980 ero con la Kopp (Magdalena Kopp, seconda moglie di Carlos e membro delle Cellule Rivoluzionarie tedesche, ndr) e ricevevamo informazioni sia dalla Repubblica Federale Tedesca, sia dalla Repubblica Democratica Tedesca. All’epoca alloggiavamo vicino alla casa del Presidente Honecker e avevamo accesso a molte informazioni dirette, non solo della Stasi. Il 2 agosto eravamo a Budapest e mi ricordo che quella mattina Magdalena venne e mi disse: “Kram ha rischiato di farsi uccidere”. Thomas Kram era un ebreo tedesco. La sua famiglia è sempre stata comunista, sua nonna manifestava contro il regime nazista. Una famiglia di attivisti. Era un personaggio conosciuto e un militante molto impegnato nella zona bassa del Reno. Quell’anno ricevette un invito dall’Università di Perugia per andare un periodo ad insegnare lì e per questo passò per l’Italia. Appena attraversò la frontiera fu seguito da due agenti italiani che lo accompagnarono lungo tutto il percorso. La prima sera soggiornò a Chiasso, c’è anche la registrazione dell’albergo, poi proseguì verso Bologna dove giunse la sera prima dell’attentato. Anche qui prese una stanza a suo nome e al mattino presto partì. Se Kram fosse morto nell’attentato sarebbe stato un responsabile perfetto a cui dare la colpa. Ma lui utilizzava i suoi veri documenti perché non aveva bisogno di nascondersi. Era un agitatore politico sì, ma un agitatore politico legale. Come ho già detto altrove, non faceva parte del nostro gruppo.
Un’altra persona che sarebbe stata vista a Bologna quella mattina è la militante tedesca Margot Christa Frolich la quale, secondo la polizia ungherese faceva parte del suo gruppo. Quali erano i vostri rapporti?
Con la Frolich ci siamo incontrati varie volte, questo è vero. Ma io sono un gentiluomo e non entrerò nel dettaglio, anche perché è stata accusata di essere una mia amante, nonostante lei fosse la moglie di Alessandro Padula (militante delle Brigate Rosse ndr). Hanno tentato di tirare in mezzo Madame Frolich anche per l’attentato della Rue Marboeuf, ma lei non c’entra niente. La descrizione parla di una donna grossa con capelli biondi corti o di un uomo travestito da donna. La Frolich non corrisponde alla descrizione perché lei è una bella donna, magra, di un metro e sessanta. Hanno detto che la persona che scappava aveva dei capelli corti ma lei li ha sempre avuti lunghi fino al bacino. Una persona con i capelli corti può fingere di avere i capelli lunghi usando una parrucca ma non viceversa!

E’ stato detto che Kram era un esperto di esplosivi. Altri, invece, sostengono fosse piuttosto un falsario. Qual è la verità?
Qualsiasi militante rivoluzionario, a quell’epoca, era capace di falsificare un documento. Erano nozioni basilari. Così come un minimo di conoscenza di esplosivi, ma niente a che vedere con l’ordigno di Bologna, che era una miscela di tritolo e C4, con inneschi militari. Kram non c’entra niente. E voglio aggiungere due cose: la prima è che un attentato del genere non è per niente in linea con la politica della sinistra rivoluzionaria. Sono accuse inammissibili. Nessun compagno avrebbe mai compiuto una tale strage, in maniera indiscriminata e nel cuore dell’Emilia comunista, di “Bologna la rossa”. Noi colpivamo obiettivi specifici, i simboli del capitalismo, le personificazioni dello sfruttamento di classe. La seconda è che l’attentato non è neanche di matrice fascista. I fascisti non avrebbero mai colpito la Stazione di Bologna, una stazione bellissima costruita dallo stesso Mussolini. Io resto dell’idea che Mambro e Fioravanti non siano i veri colpevoli.
Alcuni membri della Commissione Mitrokhin sono convinti della responsabilità palestinese nell’attentato, come ripercussione per l’arresto a Ortona, nel novembre 1979, di Abu Anzeh Saleh, uomo di riferimento del FPLP in Italia, accusato di traffico d’armi. La cattura di Saleh avrebbe rotto un equilibrio, un patto di non belligeranza tra gli italiani e i palestinesi. Esisteva davvero un accordo, firmato nel 1973, tra Aldo Moro e il FPLP?
Il Lodo Moro non è un accordo firmato. E’ un patto segreto, al quale aderirono anche parti ex fasciste, nel senso nobile del termine, se così si può dire. Perché l’Italia è sempre stata solidale con la causa palestinese. Non solo Andreotti o Moro, ma moltissimi altri uomini di stato, di qualsiasi colore politico. Persino lo stesso Berlusconi non è filoisraeliano, è a favore della Palestina nel fondo del suo cuore, ma non può dirlo. Proprio per questo motivo era impensabile un attentato palestinese su territorio italiano.
L’Ex-Presidente Cossiga si è però recentemente dichiarato convinto del contrario.
Cossiga mente. Lo ha sempre fatto. E le dirò di più: è corresponsabile della morte di Moro. Vede, le Brigate Rosse erano formate da cellule slegate tra loro, il rischio di avere degli infiltrati era molto alto. Un compagno delle BR mi ha detto che inizialmente il piano prevedeva il sequestro di tre personalità: il primo era un giudice della Corte Costituzionale, molto conosciuto all’epoca, ma non ne ricordo il nome; il secondo era il patron della Fiat Gianni Agnelli; il terzo era Aldo Moro. Alla fine fu rapito solo quest’ultimo. Moro era un signore, credeva sinceramente nella possibilità di un governo di larghe intese. Anche Agnelli era un signore, un uomo che sapeva trattare.

Quale sarebbe la colpa che lei attribuisce a Cossiga?
Cossiga è corresponsabile anche perché cugino di Berlinguer che, come si sa, fece in modo che il Partito Comunista Italiano adottasse la linea dura nelle trattative. Entrambi cattolici, entrambi sardi. Non si poteva dire all’epoca, ma la moglie e le figlie di Berlinguer andavano tutte le domeniche a messa insieme ai Cossiga. Le due famiglie s’incontravano e, dopo pranzo, Berlinguer e Cossiga parlavano a lungo e si scambiavano informazioni. Cossiga era legato agli americani e a Gladio, mentre Moro era per la causa palestinese. C’è un compagno brigatista che mi ha confidato che un giorno, quando sarà il momento, racconterà tutta la verità su quegli anni. Quello che, però, bisogna far capire è che nelle Brigate Rosse c’erano infiltrati del Mossad. Di questo sono sicuro. Ricevetti informazioni attendibili in proposito: esistevano agenti ebreo-italiani del servizio segreto israeliano che si infiltravano non solo ai livelli più alti, ma anche nelle cellule minori, che è un ottimo metodo per fare passare le informazioni tra i vari gruppi.
Poco più di un mese fa c’è stato l’anniversario di un’altra strage italiana per la quale non è mai stata fatta chiarezza: il disastro aereo di Ustica. Il 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia si inabissò in mare con i suoi 81 passeggeri. Sulle cause di quel disastro non si è arrivati a nessuna verità giudiziaria. Ma da qualche tempo, in Italia, è cominciata a diffondersi la convinzione che l’aereo sia stato abbattuto da un missile, durante una battaglia aerea tra caccia francesi e Mig libici. Lei ha lavorato a lungo per la Libia del colonnello Gheddafi, ha mai sentito parlare di quella storia?
Ho bevuto e scambiato spesso chiacchiere con gli ufficiali delle forze armate libiche e con i piloti d’élite. Sono loro che mi hanno raccontato una cosa che tutti sapevano all’epoca ma che è sempre stata smentita ufficialmente: ovvero che, spesso, c’erano degli scontri tra aerei libici e americani. Avvenivano nel corridoio aereo tra l’ex - Jugoslavia e la Sicilia, sopra il Mediterraneo. La maggior parte delle volte i piloti americani avevano la meglio. Su Ustica sembra sia stato un aereo francese. Hanno ritrovato anche un Mig sulla Sila.
Si è detto che i Mig libici fossero la scorta militare di un volo civile in partenza da Tripoli. E’ stata avanzata l’ipotesi che su quell’aereo ci fosse un VIP, una persona di grande importanza e che fosse lui il vero obiettivo dei francesi. Lei ne sa qualcosa?
I Mig libici sorvolavano spesso l’Italia perché andavano in Yugoslavia dal Generale Tito, con il quale io avevo un rapporto personale, mi aveva anche salvato la vita. Quella sera sull’aereo da Tripoli c’era Gheddafi.

Come ha saputo che su quell’aereo c’era proprio il leader libico?
Il Colonnello Gheddafi non è un tipo loquace. Ma io ero molto amico del cognato del Colonnello, Abdallah El Senoussi. Nonostante egli non parlasse inglese ed il mio arabo all’epoca non fosse dei migliori ci incontravamo spesso, perché mi voleva molto bene ed era solito telefonarmi ogni qual volta ritornava dall’Europa, specialmente da Parigi. Era lui l’uomo di collegamento tra la Libia e la Francia. Il Colonnello Gheddafi e il Presidente francese Mitterrand si incontrarono segretamente a Creta nel 1983 circa (in realtà l’incontro avvenne nel 1984 ndr). C’erano molti ufficiali maggiori e fu raggiunto un accordo. In quei mesi il mio gruppo, per conto della Libia, stava preparando un attacco agli aerei francesi in Ciad. La sera i piloti andavano a dormire in un hotel e la base era di facile accesso. Avremmo dovuto far esplodere tutti gli apparecchi, ma dopo quell’accordo la nostra operazione fu fermata. E’ una mia idea, ma penso che in quell’occasione fu deciso anche il silenzio su Ustica. Era un periodo di grande tensione e nel mediterraneo c’era il rischio scoppiasse una guerra. Fu fermata anche un’altra operazione che stavamo preparando di penetrare la destra guidata da Pasqua. Gestimmo tutta l’operazione da N’Djamena.
In base a quello che sa, lei crede che ci sia un legame tra le due stragi, tra quella di Ustica e Bologna?
No, no. Non credo assolutamente che la strage di Bologna e Ustica siano correlate. Bologna è nella linea di condotta degli USA che cercavano di tenere l’Italia nell’orbita NATO. Gli USA avevano e hanno troppe basi ed interessi in Italia per poterla perdere. Napoli ad esempio. Il comandante dell’AFSouth dell’epoca era un eroinomane, tutti lo sapevano. Era stato in Vietnam e attraverso la base faceva arrivare l’eroina dall’Indocina. C’erano troppi interessi perché l’Italia uscisse dall’orbita USA e per questo è stato compiuto l’attentato di Bologna.





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