L'ITALIA VISTA DAGLI STRANIERI..

domenica 13 novembre 2011

Alluvione: il saluto a Gioia dalla scuola Giovanni XXIII

 11/11/2011
Una settimana dopo la tragica alluvione di Genova, che ha causato la morte di sei persone, in via Fereggiano e in piazza Galileo Ferraris si torna a vivere a poco a poco. E la normalità inizia dalla scuola Giovanni XXIII, dove c'é la classe di Gioia Djala, la bambina di otto anni travolta e uccisa da un'onda di fango e detriti insieme alla mamma e alla sorellina di un anno.

Nella sua classe, la III B, c'è una sua foto e quei palloncini bianchi lasciati volare in cielo all'uscita. Tanti cartelloni rossi sui quali i suoi compagnetti hanno salutato quella bimba dagli occhi vispi, scuri e pieni di vivacità. "Ciao Gioia, non ti dimenticheremo mai...". Dal balcone, intanto, un lenzuolo ricorda Gioa: "Un saluto agli angeli in cielo".


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Alluvione Genova 2011, aperto conto corrente per aiutare Il padre di Gioia e Janissa

Alluvione Genova 2011, aperto conto corrente per aiutare Il padre di Gioia e Janissa

Flamur Djala ha perso tutto nell'alluvione di venerdì scorso. Ha perso prima di tutto gli affetti, la moglie Shpresa e le due figlie Janissa e Gioia, di uno e otto anni, e poi il magazzino con tutti gli attrezzi dell'impresa edile che aveva aperto con i due fratelli. Ma Flamur non vuole lasciare Genova, anzi vuole ricominciare la sua vita proprio dalla città che lo ha accolto e che aveva scelto per la sua famiglia. Per questo i suoi amici e parenti hanno fondato un'associazione, chiamandola con il nome della figlia più grande, Gioia, e aperto un conto corrente per raccogliere fondi per quel che resta della sua famiglia. Gli amici lanciano un appello: "Aiutate Flamur per permettergli di ricominciare a lavorare". Il conto corrente dove fare la donazione è: IT84U020080140100010756575.

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Alluvione, “Non c’è fango che tenga”: 20.000 magliette per il rilancio di Genova


Genova. “Non c’è fango che tenga”. E’ la nuova iniziativa solidale pensata da alcuni genovesi per aiutare chi è stato duramente colpito dall’alluvione del 4 novembre.
“Per chi si è tramutato in angelo del fango, per chi non ha potuto, per chi vuole ancora dare una mano a chi ora deve ricostruire e ricostruirsi – spiega Dacia Puppo, dalla pagina Facebook “20 mila magliette per il rilancio di Genova” – in diverse zone della città saranno organizzati punti di distribuzione magliette ‘non c’è fango che tenga – i genovesi’ per una raccolta fondi a favore delle attività lavorative (negozi e artigiani) di Marassi gravemente colpite dall’alluvione del 4 novembre”.
Oltre 20.000 magliette saranno distribuite a Marassi, zona Expò, zona centro, nei centri commerciali, nelle parrocchie, allo stadio. L’elenco completo sarà postato con gli aggiornamenti sulla bacheca dell’evento. Il contributo minimo previsto è di 10 euro. E’ possibile anche l’acquisto di gruppi di magliette per amici/iniziative/eventi.
La raccolta è organizzata da un gruppo di imprese e negozi genovesi, fortunatamente non toccati dalla calamità, e dalla parrocchia Santa Margherita di Marassi.
“Questa maglietta è un simbolo – conclude Puppo – una dimostrazione di vicinanza a chi ora deve ricostruire e rialzare la testa. Grazie a tutti, so che ci sarete come una settimana fa, come ieri e come oggi”.

http://www.genova24.it/
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Orrore, la Grecia in schiavitù: è stata venduta agli inglesi

La scoperta è di quelle agghiaccianti, e ci arrivo fra un attimo. Ma il senso di disperazione di chi scrive è che non so più a chi appellarmi. Questo colpo di Stato finanziario in Europa sta vomitando orrori su orrori man mano che gli si scava all’interno. Il mio lavoro è di scoprire e rendere pubblico ciò che scopro, ma per chi? Chi ha la determinazione di agire? Non voi, non i politici, non i sindacati, non la Chiesa. Chi allora? Chi? Ora la scoperta. I greci sono spacciati, non possiamo far più nulla. Dobbiamo lasciarli andare e vederli morire, come fossimo i pochi che sono riusciti a salire sull’ultima scialuppa rimasta e che devono rassegnarsi ad abbandonare gli altri naufraghi ai pescecani che li stanno già dilaniando.




La regina ElisabettaLo so, è orrendo allontanarsi mentre quelli urlano da non poter sopportare. Non abbiamo scelta. I criminali dall’Unione Europea, leggi i financialnazisti tedeschi e i financialVichy francesi, hanno firmato la condanna a morte dei greci nel summit europeo del 26 ottobre, dove all’insaputa della stampa e delle televisioni la seguente clausola è stata imposta di forza ad Atene: la giurisdizione legale sui titoli di Stato greci ancora in circolazione (cioè non ripagati) passa dalla sovranità greca a quella inglese. Traduco: la Grecia non è più padrona del proprio debito, che da ora è gestito legalmente dalla Corona britannica sotto leggi britanniche.

Conseguenze: primo, la Grecia può essere ora trascinata in tribunale dai suoi creditori senza poter esercitare uno straccio di difesa sovrana con le proprie leggi. Parlamento e giustizia greci valgono ormai meno di nulla. Secondo, la Grecia in questo modo non potrà più rinegoziare il proprio debito per salvare la nazione. Non lo potrà fare né in Euro, né in Dracme (cioè proporre ai creditori di accontentarsi di rimborsi inferiori in Euro o di rimborsi in Dracme). Infatti non è più legalmente proprietaria del suo debito, e verrebbe massacrata dai creditori che per farlo userebbero le leggi di un altro Paese (notoriamente e sfacciatamente pro-business).


Il premier inglese David CameronMa questo significa soprattutto che non può più abbandonare l’Eurozona, perché la condizione essenziale del default sovrano è di poter poi dire al mondo intero: «Rinegozio il mio debito alle mie condizioni e con la mia moneta». L’hanno chiusa dentro a chiave, hanno buttato la chiave, e lì deve morire. Fermi: parliamo di sofferenze vere, gente vera, oggi, e destini troncati. Crimini contro l’umanità.
La cosa che fa urlare di furia è anche che fra l’altro questa condanna a morte gli è stata imposta in cambio di un pacchetto di aiuti che sono proprio ciò che ne torturerà l’economia lentamente fino al decesso, perché sono le… famose misure di austerità che sono oggi piombate anche qui da noi. I greci sono perduti. Mi rimane solo una magrissima speranza: che il sadismo franco-tedesco, dopo aver macellato milioni di famiglie greche, irlandesi, portoghesi e italiane, inizi a divorare se stesso, collassando anche la scialuppa dove troneggiano Francia e Germania, che forse comincinano già ora a rendersene conto.

Merkel e SarkozyE rimaniamo noi. Cioè voi, perché io la mia parte la faccio. Lavoro gratis per queste battaglie, rischio il vilipendio del Capo dello Stato un giorno sì e uno no, rischio le querele che mi portano via la casa, rischio i manganelli quando vado a urlare a Prodi “delinquente” in pubblico, rischio un bossolo in una busta di carta nella buca delle lettere, certo, perché questi non scherzano, e poi  ho perso reddito, fama, e ciò che amavo fare nella vita, cioè le inchieste in giro per il mondo. Ma voi. Voi su quella scialuppa, ancora interi, adulti vaccinati, che messi di fronte alla fine dei vostri figli in un’Italia kosovizzata state lì inermi, laureati, diplomati, occupati, macchinati, Ipaddati, bravi a tirare scapaccioni ai vostri bambini, ma lì imbelli di fronte al Potere e solo capaci di scrivere a me “Dott. Barnard, ma cosa possiamo fare?”. Cosa potete fare? Siate uomini! Siate donne! E se non sapete difendervi per sopravvivere allora schiattate. Vergognatevi. Carne da pescecani. (e smettete di scrivermi).
(Paolo Barnard, “Carne da pescecani (voi)”, intervento pubblicato sul blog di Barnard il 12 novembre 2011).
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