L'ITALIA VISTA DAGLI STRANIERI..

giovedì 15 gennaio 2009

Dagli immigrati l'11% del Pil Sempre più redditizie le loro imprese

Dagli immigrati l'11% del Pil Sempre più redditizie le loro imprese
Lavorano nell'edilizia, nel commercio, nella ristorazione, ma anche nell'estetica, nella grafica, nella cultura. E perfino nella moda e nell'artigianato. Sono gli immigrati diventati imprenditori, quelli che nella nostra società sono riusciti a ritagliarsi uno spazio. A loro dobbiamo l'11% del nostro Prodotto interno lordo e circa 5 miliardi di euro di tasse.

E' una realtà in movimento e in forte crescita ormai quella dell'imprenditoria creata dagli immigrati, con numeri di tutto rispetto. Di questa dimensione che nel nostro Paese trova da anni terreno di espansione parla un dossier realizzato dalla Fondazione Ethnoland, che ha scattatao una fotografia del fenomeno nel rapporto "ImmigratImprenditori - Dinamiche del fenomeno. Analisi, storie e prospettive".

I numeri di un fenomeno
Basta pensare che, secondo il rapporto presentato per l'occasione, gli immigrati contribuiscono al sistema Italia con l'11% del Pil, i titolari di azienda sono 165mila e danno lavoro ad almeno mezzo milione di persone. Mentre negli ultimi tempi il sistema economico italiano attraversa, come dovunque nel mondo, un momento di stallo, gli immigrati risultano particolarmente vivaci: negli ultimi cinque anni sono riusciti a dare vita in media a 20mila nuove aziende ogni anno. Tutta la loro attività rende alle casse dello Stato cinque miliardi di euro (i dati sono del 2007) in termini di tasse.

Fotografando questo particolare "pianeta impresa", il dossier sottolinea come sia necessario valorizzare gli immigrati e il loro contributo a sostegno del sistema Italia invece che accanirsi contro di loro, dice che l'Italia si è classificata l'anno scorso al 65esimo posto nella graduatoria mondiale per le difficoltà che si riscontrano nell'avvio di un'attività imprenditoriale e spiega che la stessa ricerca Ethnoland mostra immigrati afficabili con le banche quando chiedono prestiti e in grado di coprire di cinque o sei volte quanto costano all'Italia in termini di servizi. "Bisogna lottare contro la crisi e non contro la capacità progettuale degli immigrati. I dati statistici raccolti nella ricerca di Ethnoland adducono ragioni a sostegno di una società plurale. Bisogna elaborare insieme il futuro e non la rabbia", dice al riguardo il presidente della fondazione Otto Bitjoka.

Le attività più diffuse nel pianeta immigrati
Oggi tra i servizi più ricorrenti offerti da immigrati ci sono la lavanderia, la pasticceria, il salone di estetica, il servizio di pulizia, la farmacia, l'agenzia di viaggi, l'azienda di trasporti e l'officina del fabbro. Ma gli stranieri stanno aumentando la loro presenza imprenditoriale anche in attività meno tradizionali per loro come lo studio grafico, l'agenzia di traduzione, il centro di mediazione interculturale, l'associazione culturale, i phone-center e i money transfer.

Gli immigrati che creano lavoro
Il rapporto di cui si discute presenta duqnue una realtà molto variegata, composta per lo più di piccole aziende. Nella maggior parte dei casi in queste unità produttive chi lavora in modo continuativo è il titolare, ma sono sempre più frequenti i casi in cui sono occupate a tempo pieno anche altre persone. Il rapporto Ethnoland parla anche di casi concreti e riferisce, ad esempio, che una dozzina sono quelli che lavorano per l'imprenditore turco che rifornisce di kebab Milano. Molti di più sono i lavoratori del laboratorio tessile del cinese Lin a Prato. E poi ci sono le imprese cooperative, che mettono in atto iniziative collegate qui in Italia e nei Paesi d'origine degli imprenditori. Un esempio? Ghanacoop: commercializzando i prodotti del posto, è riuscita a creare occupazione non solo in Italia ma anche nel Paese africano.

Ormai la loro presenza è sempre più capillare. E il fatto che gli immigrati facciano impresa sfata i pregiudizi che spesso circolano a loro carico. Inoltre molti tra gli imprenditori che operano nel commercio possono esprimere una "sensibilità etnica" dal momento che trattano prodotti tradizionali del loro Paese di origine, aiutando così a mantenere vivi i legami di appartenenza. Ethnoland sottolinea però come in Italia ancora oggi ci siano forti ostacoli, soprattutto di natura burocratica, per l'inserimento nella nostra società di aziende condotte da stranieri. E auspica una semplificazione in questo senso e una migliore accoglienza verso queste iniziative. Perchè le imprese degli immigrati siano considerate, prima di tutto, risorse.


fonte : http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/articoli/articolo438637.shtml
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