Si è tenuto il 27 settembre 2010 a Roma un convegno dal titolo, "Sfida per l'integrazione: inclusione finanziaria degli immigrati" organizzato dall'ABI. La platea ha visto alcuni dei maggiori rappresentanti di gruppi bancari italiani, compreso le Poste Italiane, oltre ad una presenza di varie istituzioni. A caldo si possono fare alcune considerazioni, per cercare di capire come la strada da fare sul piano della comunicazione e del marketing sia ancora tanta.
Innanzitutto ancora una volta di parla per “gli immigrati”, e segmenti di tipo “etnico” senza fare le dovute distinzioni, soprattutto a livello numerico delle comunità presenti in Italia.
Si da per scontato che gli immigrati frequentino determinati posti più di altri e li si concentra la comunicazione. Sarebbe l’ora di uscire dallo stereotipo dell’immigrato che sta sempre al phonecenter, oppure alla fermata dell’autobus o del tram.
Si da per scontato che gli immigrati si riconoscano in alcuni modelli professionali e si usano quelli come interfaccia comunicativo e pubblicitario. Forse però bisognerebbe spiegare alle aziende che investono in marketing interculturale, che spesso gli immigrati lottano proprio per uscire da certi cliché che li vedono muratori, idraulici, badanti ecc…Se proseguiamo anche nella comunicazione pubblicitaria a rappresentarli cosi, forse non se la prendono tanto bene.
Qualcuno ha parlato di operatori di origine straniera in banca per fare sentire a proprio agio il cliente immigrato. Bene, ma non basta. Bisogna cominciare a inserire nei moduli formativi e di aggiornamento di tutto il personale bancario, anche elementi di intercultura e relazione con “il diverso”.
E tante altre cose ancora che si potrebbero fare.
La burocrazia fa male a tutti!!!
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