ROMA - Un milione di pratiche ferme. Un milione di immigrati regolari in attesa dei loro documenti. Il rinnovo dei permessi di soggiorno è "costoso e zoppicante", aveva ammesso il ministro dell'Interno, Giuliano Amato. E infatti le questure adesso rischiano il collasso. Al 9 gennaio scorso, i dati fotografano una situazione drammatica: corrono le richieste (1.310.072), arrancano le risposte (372.569 i permessi elettronici attivati). Eppure la direttiva del 5 agosto 2006, prevedeva "un termine di 20 giorni dalla data di presentazione della domanda di rinnovo, per la definizione del relativo procedimento da parte dell'autorità competente". Le cose però sono andate ben diversamente.
Il permesso di soggiorno è il documento-chiave degli immigrati: senza, si sprofonda nell'illegalità. Ha una scadenza e va rinnovato. Quanto dura? Fino a sei mesi per lavoro stagionale, fino a un anno per studio o formazione professionale, fino a due anni per lavoro autonomo, subordinato e per ricongiungimento familiare.
Che il sistema del rilascio e del rinnovo dei permessi di soggiorno non funzioni è sotto gli occhi di tutti. Entrata in vigore l'11 dicembre del 2006, la convenzione tra Poste e Viminale (voluta dal precedente governo Berlusconi) ha finora prodotto due risultati certi: l'allungarsi dei tempi e l'aumento dei costi dei permessi (72,12 euro a persona, per la precisione, prima erano invece pochi spiccioli). Anche per questo, la nuova legge sull'immigrazione all'esame della Camera (la Amato-Ferrero) prevede il progressivo passaggio di competenze dalle Poste ai comuni, oltre a una maggiore durata dei permessi di soggiorno.
"È una situazione inaccettabile: riceviamo 20mila domande a settimana - spiega Marcella Lucidi, sottosegretario all'Interno - la durata dei permessi è troppo breve e l'approvazione della nuova legge diventa urgente". Dal ministero dell'Interno fanno poi sapere che "con Poste e Anci stiamo lavorando su due fronti: anticipare la sperimentazione del rilascio del permesso in alcuni comuni e velocizzare l'iter della procedura con Poste".
Sui permessi di soggiorno, i dati sono aggiornati al 9 gennaio scorso. Come vanno i lavori? Le assicurate accettate dagli uffici postali sono arrivate a quota 1.310.072. La maggior parte di queste (1.303.239) sono state lavorate da Poste e oltre 1 milione e 200mila sono i moduli cartacei spediti alle questure. Quasi 60mila però sono fermi e disponibili sul portale delle questure per "anomalie determinate dalla mancata compilazione di un campo obbligatorio".
Insomma, si tratta di domande ancora da integrare con dati mancanti. Casi in cui le questure non hanno colpe. Il lavoro è senz'altro gravoso: 840mila i lavoratori extracomunitari ai quali sono già state rilevate le impronte digitali. Dal Viminale spiegano inoltre che "c'è stata un'accelerazione, con circa 40mila permessi rilasciati tra il 19 dicembre 2007 e il 9 gennaio 2008. Resta, però il pregresso - ammettono - nei primi mesi della nuova procedura, infatti, si sono accumulate migliaia di pratiche anomale, che hanno fortemente rallentato la messa a regime".
Da mesi, Poste - a cui spetta la prima fase di lavorazione delle pratiche - rispetta i tempi di consegna: nell'arco di una settimana i dati vengono immessi nei computer e inviati alle questure. A lungo però le cose sono andate diversamente e questo ha complicato il lavoro delle questure. Qui nasce infatti l'ingorgo, dovuto principalmente all'attesa per la prima convocazione dell'immigrato. Secondo i sindacati oggi supera i nove mesi.
fonte www.repubblica.it
Nessun commento:
Posta un commento