Ondata di immigrati dalla Tunisia: 4mila persone in 4 giorni a Lampedusa
Assalto a Lampedusa. Sono arrivati in 4mila in quattro giorni, un’ondata di dimensioni mai viste («un esodo dalle proporzioni bibliche», per il sindaco Bernardino De Rubeis), ma chi si immagina l’isola invasa dai nordafricani in fuga dai loro Paesi si sbaglia. In serata erano solo poche centinaia gli extracomunitari ospiti dei locali del comune o della parrocchia. Tutti gli altri sono stati portati via, con voli straordinari continui, nei centri di accoglienza di Bari, Brindisi, Foggia o Crotone, oppure sono stati accompagnati a Porto Empedocle, con il traghetto. Insomma, arrivano e se ne vanno. Il problema è che ormai quei centri sono al collasso e, soprattutto, che gli sbarchi non cessano.
E' una situazione grave che preoccupa non solo il sindaco De Rubeis, ma il Viminale e l’intero Governo che in fretta e furia ha decretato lo stato di emergenza umanitaria, coinvolgendo la Protezione civile nazionale (arriveranno domani sull'isola i primi sei funzionari) e nominando commissario straordinario il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso.
«Una decina di imbarcazioni stanno facendo rotta sull'isola», dice il comandante della Capitaneria di Porto, Antonio Morana, che da quando tutto questo è cominciato dorme tre ore per notte. A bordo, pare, oltre 500 persone. Forse molte più di 500. Nel tardo pomeriggio la più vicina era a quaranta miglia dall’isola, la più lontana 70. Arriveranno durante la notte, sempre che qualche motovedetta tunisina non convinca qualcuno a invertire la rotta. E a quel punto ricomincerà il ponte aereo e via mare. Avanti così, chissà fino a quando.
Oggi sono sbarcati sull'isola in 214, su cinque imbarcazioni, quasi tutte arrivate durante la notte, tranne una, con 44
persone, entrata in porto alle 14. Quelli entravano e altri 200, accompagnati da 20 carabinieri, venivano portati via col traghetto della Siremar. Chi va e chi viene, funziona così.
Il centro di accoglienza di Lampedusa continua ad essere chiuso - una decisione che lascia «sorpresi» gli operatori dell’Unhcr, e non solo loro - e così il personale della cooperativa «Lampedusa accoglienza», che lo gestiva, ora si occupa di accogliere, appunto, ed assistere, le persone che arrivano infreddolite e stremate dopo un viaggio che può durare anche due giorni. Bisogna dire che tutti, comprese le forze di polizia, si fanno in quattro per aiutare. Gli immigrati - moltissimi tunisini, quasi tutti uomini, poche donne e solo una cinquantina di minorenni - non si lamentano, non vogliono creare problemi
«Che altro possiamo fare? Gli diamo perfino le sigarette», allarga le braccia uno dei carabinieri addetti alla conta. «Non siamo dei numeri», dice Sami, 30 anni. Ma la sua non è una protesta. Vuole solo ricordare a tutti che non è colpa sua se adesso, per qualcuno, lui costituisce un problema. «In Italia, in Francia, in Svizzera, in Germania, non importa dove, ma quello che cerco è un lavoro. Solo un lavoro. Da noi non c'è più».
Partire, del resto, non è mai stato così facile. In Tunisia i controlli ai porti di fatto non esistono più, il mercato dei «posti barca» è fiorente. «Basta pagare», concordano tutti. «Duemila dinari, mille euro, e il gioco è fatto».
gazzettadiparma.it
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