di Antonio Golini
ROMA (16 ottobre) - Il dato è certamente di rilievo straordinario e impone una riflessione profonda sul fenomeno dell’immigrazione straniera e sulla sua dinamica. Gli immigrati regolari che si sono iscritti all’anagrafe sono aumentati nel 2007 di 494 mila unità, per effetto di 515 mila arrivi e 20 mila partenze, un numero eccezionale considerato da un lato che nello stesso anno i nati da almeno un genitore italiano sono stati 500 mila e dall’altro che agli immigrati appena citati bisogna aggiungere quelli che nel nostro Paese sono arrivati in condizione irregolare o addirittura clandestina.
C’è subito da dire, a evitare equivoci, che l’immigrazione straniera è per il nostro Paese necessaria e conveniente. Senza gli immigrati, vari settori economici della produzione di beni e servizi sarebbero in affanno o addirittura in grave difficoltà, con pesante penalizzazione dell’economia del nostro Paese e della sua ricchezza prodotta. Si pensi per esempio, nei servizi, alla diffusissima e insostituibile presenza di infermiere nei nostri ospedali o di colf e di badanti nelle nostre famiglie; nella produzione di beni si pensi al contributo dato in agricoltura, nella pesca e nell’industria.
Non solo, ma gli immigrati stanno diventando sempre più spesso imprenditori che anche per questa via alimentano la crescita economica e dell’occupazione, finanche italiana. E ancora: si stringono più stretti rapporti culturali, sociali ed economici con i Paesi di origine favorendo con essi anche scambi commerciali e quindi importazioni ed esportazioni. Ecco perché si diceva che gli immigrati sono per il nostro Paese necessari e convenienti. E per di più diamo un’opportunità di vita, attuale e prospettiva, a loro e ai loro figli.
Detto questo però, si tratta di stabilire quanti immigrati possono essere accolti nel nostro Paese in maniera da garantire una pacifica e fruttuosa convivenza con la popolazione italiana. Negli ultimi cinque anni si è avuta una media di circa 360 mila immigrati regolari l’anno. Se si fa riferimento all’integrazione economica si trova che questa è largamente soddisfacente, almeno per gli immigrati regolari che trovano un’occupazione più o meno accettabile, anche alla luce delle considerazioni fatte sopra.
Se si fa riferimento all’integrazione logistica, il quadro è già meno positivo, per il fatto che le abitazioni non sono sufficienti e soggette anche a fortissime speculazioni di avidi proprietari, mentre tutti gli immigrati, come peraltro tutti gli italiani, compresi gli irregolari e i clandestini devono pure abitare da qualche parte e lo sottolineava anche un grosso imprenditore immobiliare romano nei giorni scorsi e contemporaneamente anche le scuole hanno problemi per una crescita scolastica velocissima e assai articolata per la presenza di oltre 200 etnie diverse.
Se infine si fa riferimento alla integrazione sociale, culturale e psicologica, il quadro presenta vari lati oscuri per una crescente xenofobia che sembra sfociare in qualche caso in episodi di vero e proprio razzismo; il fatto è che gli immigrati costituiscono un “trapianto” nel corpo sociale e per non avere rigetto bisogna che si dia tempo all’organismo per accomunarsi con i nuovi arrivati. Ecco perché la velocità di afflusso non deve essere “eccessiva”.
E certamente d’altra parte uno sforzo maggiore deve essere fatto dai governi centrali e locali per una corretta politica di integrazione che negli ultimi anni è parzialmente mancata, presi come siamo stati e siamo dall’emergenza degli sbarchi a Lampedusa e degli altri arrivi irregolari e clandestini.
Forse non ci siamo presi abbastanza cura della popolazione straniera residente già da molti anni in Italia e che al di là della cittadinanza si sente largamente integrata per condizione e stile di vita. A me pare mortificante che il Governo rumeno faccia sulla nostra televisione degli spot e pubblichi intere pagine di giornali per invitare noi a giudicare un popolo guardando alle persone che lavorano e che vivono positivamente nel nostro Paese; agli altri deve pensare la polizia e l’autorità giudiziaria.
Forse una campagna del genere sarebbe stata più opportuna se promossa e fatta da noi con riferimento a tutti gli immigrati, anche perché il fenomeno migratorio viene caricato di percezioni e atteggiamenti che attingono al profondo della sensibilità delle persone e del loro rapporto con il territorio in cui vivono. E questa è ancora una ragione in più per avere flussi dalla entità gestibile sotto tutti i punti di vista.
Per le esigenze del mercato del lavoro non si può che puntare anche su un’immigrazione temporanea e rotatoria da attuarsi con accordi bilaterali con i Paesi di origine, fra l’altro per non svuotarli di capitale umano faticosamente e onerosamente allevato. Anche in sede internazionale, in particolare nelle Nazioni Unite, ci si muove in questa direzione perché le migrazioni diventino un processo “win-win”, cioè positivo per tutti, tanto per i Paesi di destinazione quanto per quelli di origine.
fonte : http://www.ilmessaggero.it/
molti aspetano in italia un maledetto permesso di soggiorno piu di 3,4,5,6 ani e ancora non l.ano ottenuto.
RispondiElimina